sabato, Luglio 27, 2024
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Sport e disabilità intellettiva: Special Olympics Italia. Intervista a Salvatore Marletta.

Special Olympics, ovvero sport destinato a ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva.
Per meglio conoscere ed approfondire l’argomento, ad accompagnarmi in questo mondo , Salvatore Marletta, coordinatore tecnico nazionale disciplina badminton.


Innanzi tutto, spiegaci in cosa consistono, come nascono e si sviluppano gli  Special Olympics nel tempo.

Per quanto riguarda l’Italia, Special Olympics Italia è un’associazione benemerita dei Coni che compie attività sociale in modo rilevante.
A livello mondiale siamo l’organizzazione per disabilità intellettiva più diffusa al mondo. Pianifichiamo e diamo vita a manifestazioni che sono simili alle olimpiadi, in quanto si tengono ogni quattro anni e vengono denominati giochi mondiali. Per noi, infatti, sono giochi, come i giochi olimpici, il cui scopo primario è la socializzazione e il miglioramento dei ragazzi.
Si distinguono in Giochi mondiali invernali e Giochi mondiali estivi.
Passando ai cenni storici, Special Olympics, trae origine dalla famiglia Kennedy; il futuro presidente americano aveva una sorella con disabilità intellettiva Rose Marie Kennedy, detta Rosemary: è stata la sorella Eunice a prendersene cura. grazie a questo, è riuscita, non solo  a socializzare, ma anche a migliorare notevolmente le proprie capacità.
Eunice Kennedy è stata la fondatrice del movimento insieme al marito negli anni 60.
Eunice cominciò l’inserimento di ragazzi presi per strada e abbandonati nei centri: una realtà questa, che rispecchiava la cultura dell’epoca, era presente una ghettizzazione anche all’interno delle scuole.
Viene in seguito creata Fondazione Kennedy.

All’interno di questa struttura, per quanto riguarda l’Italia, ricopri il ruolo di coordinatore tecnico Nazionale. Cosa curi di preciso?

Mi occupo di gestione, formazione, organizzazione e promozione, in particolare, della disciplina del badminton.
Ho iniziato che eravamo pochi, piano piano ci siamo e ci stiamo estendendo in tutte le regioni, facendo un lavoro sempre più importante.
Andiamo avanti in stretta collaborazione con la Federazione Italiana Badminton.
I ragazzi per partecipare agli aventi di Special Olympic, devono essere tesserati con la F.I.Ba. o un ente di promozione convenzionato con il S.O.I.
Tutti gli atleti rimangono tesserati con la Federazione della disciplina che praticano. Essendo Special Olympics un’ associazione benemerita, non fa tesseramenti, ma chi li deve tesserare sono le varie federazioni, questo al di là del badminton.
Special, non si sostituisce all’organizzazione sportiva, ma è un supporto al fine di dare l’occasione ai ragazzi di misurarsi tra loro.

Entriamo nel merito delle disabilità che seguite.

Fanno parte di Special Olympics, ragazzi o ragazze che hanno qualunque tipo di disabilità intellettiva e  qualunque tipo di sindrome autistica.
Si procede poi per livello di abilità: alto, medio o basso funzionamento.
Abbiamo ragazzi con ritardi intellettivi e persone che si trovano in carrozzina perché hanno una grave disabilità che non permette loro il controllo degli arti motori.
Ci siamo quindi cimentati nel porre in essere qualcosa di adattabile a loro.
Ogni ragazzo è diviso per singole abilità:  noi non guardiamo la disabilità, ma l’abilità motoria di cui è capace.
Facciamo le prime selezioni delle prove, valutiamo e li facciamo competere con altri ragazzi le  cui abilità sono identiche o simili. Questa procedura si chiama classificazione.
Per quanto riguarda gravi situazioni motorie, tipo i  ragazzi che devono stare in sedia, abbiamo creato supporti adattati alla persona per metterli nella condizione  di  gareggiare.
Ad esempio, nel bowling, una rampa che arriva fino al punto in cui si può poggiare la mano, dove il tecnico, gli pone una palla vicino alla mano. Orientando questo strumento, il ragazzo riesce a fare scivolare la palla.
Nel calcio, abbiamo creato una leva che aziona un piede finto che fa un goal verso una porta delle dimensioni adattale.
L’attività motoria generale è stata  di conseguenza ridotta attraverso un semplice schema per dare l’opportunità anche a loro di partecipare e socializzare.
Ci tenevo, inoltre, a fare presente che tutte le classificazioni (divise per attività motoria) vedono ogni ragazzo premiato con I, II , III e IV, non vi è un soggetto che esplode, ma tutti vincono per classificazione e gruppi.
Avremo una categoria uno con un primo e un quarto, una categoria due con un primo e un quarto: non esiste un quindicesimo o un ventesimo, ma sono tutti vincitori e tutti sono premiati, vi è un primo e un quarto divisi per capacità.
Mano a mano che il ragazzo acquisisce maggior autonomia nella disciplina che svolge, passerà di categoria, ad esempio dal livello IV al Livello III.
Arrivato al livello uno, riuscirà, magari, ad essere autonomo nella propria indipendenza di vita e, forse, essere valutato dal suo coordinatore tecnico e partecipare ai giochi mondiali, nell’ambito del quale, la cosa più bella per ciascun ragazzo è trovarsi in un campo in cui si sono disputati delle Olimpiadi negli anni precedenti e trovarsi un pubblico fantastico, che lo acclama come si fa con i grandi campioni.
I nostri atleti, dopo gli ultimi mondiali sono stati poi ricevuti dalle più alte cariche Istituzionali e  addirittura chiamati in udienza dal Santo Padre.
Anche Paolo Bonolis che ci rappresenta, ha una figlia Special Olympics, che gareggia nell’atleta, dando prova di abilità e di cui  quest’ultimo è molto orgoglioso.
Ulteriore specificazione che voglio fare è relativa alla presenza dell’atleta partner.
Un atleta normodotato che, riconoscendo il suo ruolo di partner, deve essere un supporto per l’atleta Special. Quindi, se vi è una partita di calcetto, non può fare goal, ma creare l’opportunità affinché quest’ultimo possa segnare.
Le capacità motorie e l’età del partner devono essere molto vicine, ovviamente, a quelle del ragazzo. Tutte le attività di squadra sono formate da atleti Special e atleti Partner.

Quindi, questa classificazione e la sua metodologia, ha come scopo primario aiutare il ragazzo a non perdere l’autostima?

Soprattutto. Sarebbe un umiliazione gareggiare con un ragazzo che ti straccia. Onde evitare ciò, le competizioni sono organizzate proprio sulla similitudine nelle abilità. Essere sugli stessi livelli, in caso di sconfitta, dona allo sconfitto lo stimolo per impegnarsi sempre di più.

Accanto all’atleta partner, vi avvalete anche di personale tecnico quali psicologi ed educatori?

Allora, durante le manifestazioni no. Ogni atleta per dare il massimo deve avere rapporti con il suo Coach e compagno.
Ogni team, però, che organizza la propria attività e le proprie strutture ha delle figure di supporto: i rappresentanti della famiglia.
Un’area famiglia, il cui referente che dialoga con queste ultime, funge da porta voce delle problematiche.
Importante è il rappresentante dei volontari, simile all’atleta partner  che aiuta il ragazzo  durante le manifestazioni se il livello di disabilità è grave: ad esempio, aiuta a salire su un macchinario.
Abbiamo l’area medica, che comprende le figure che hai appena espresso.
Essendo anche il Direttore di Catania, nel mio staff provinciale ho un medico e una psicologa (dott.ssa Roberta Bottino), che segue già in maniera importante gli autistici e che considero importante punto di riferimento che ci consiglia su problematiche e atteggiamenti da seguire.
Di conseguenza, la risposta è sì.

Come approcciate a questi ragazzi?

Questo dipende dalla sensibilità di tutto il team.
Chi fa parte di Special Olympics, il primo requisito che deve avere è un grande cuore: i nostri responsabili, non solo hanno un grande cuore, ma un amore straordinario verso gli atleti.
Se i ragazzi non riescono a fare qualcosa, loro studiano la situazione, si mettono. nei loro panni, si mettono nella condizione di poter stare loro vicino.
Sinteticamente: l’approccio è con il cuore.

È un discorso di empatia. Intercalarsi nella situazione altrui.
Soprattutto.

In che modo lo sport incide sulle componenti emotive e cognitive dei ragazzi?

L’esempio che faccio un po’ a tutti: se noi prendiamo i nostri figli normodotati, li teniamo in casa a giocare notte e giorno con i videogiochi, avranno un atteggiamento posturale e cifotico;  sicuramente non saranno attenti al mondo che li circonda
Stessa cosa per i nostri ragazzi.
Se uno di essi, ha una disabilità intellettiva e lo ghettizziamo, lo teniamo in casa, non lo facciamo uscire e socializzare, la sua problematica peggiorerà di giorno in giorno, con il rischio depressione.
Non confrontandosi con alcuno non riceverà degli stimoli.
Pensa alla scuola : i ragazzi sono accettati dalle classi, ne fanno parte. Svolgono attività insieme ai compagni, non vengono esclusi. Fondamentale è evitare l’esclusione.
In passato, difficilmente, nelle scuole si trovavano ragazzi con disabilità intellettive. Oggi abbiamo gli insegnanti di sostegno.
Lo scambio di idee, tra ragazzi, tra me i ragazzi, porli al centro, il fatto che abbiano risposte, anche a problemi stupidi, li fa sentire importanti all’interno di una struttura importante.

Quale futuro si prospetta  per questi ragazzi?

Il futuro per come lo intediamo noi, è che questi ragazzi, nel momento in cui si troveranno soli, possano essere autonomi in quella che è la loro vita.
Il progetto di Special Olympics è mirato all’autonomia e autostima, di modo che possano riuscire a organizzarsi da soli e a vivere la loro vita in totale autonomia.
C’è da dire, che partecipare ai Mondiali per questi ragazzi, significa stare fuori casa per un mese, senza genitori, i quali devono consegnare i ragazzi al coordinatore e vivranno un’esperienza che li condurrà all’autonomia. I genitori possono essere presenti sul campo e possono vederli giocare.
Chi partecipa a un Mondiale, non potrà riparteciparvi tra quattro anni. Così facendo diamo spazio a tutti, a differenza delle federazioni in cui chi vince rappresenta sempre la disciplina.
Da noi la rappresentativa viene modificata ogni quattro anni per dare la possibilità a tutti di partecipare a eventi internazionali.
Ovviamente devono avere requisiti minimi, importanti.
Bellissimo è vederli nella loro divisa azzurra.

Infine, cosa avverrà a Torino?

A Torino l’anno prossimo ci saranno i giochi nazionali, si sarebbero dovuti svolgere lo scorso anno, ma causa pandemia non siamo riusciti a organizzarli. Il prossimo appuntamento Giochi Mondiali di Berlino 2023
Torino si è  candidata per i Giochi mondiali invernali del 2025, sembrerebbe non avere rivali.

Ringraziando Salvatore per il tempo concessomi, insieme, consigliamo la visione del film Disney “ Loretta ” che, ispirato a una storia vera,  ha come tema centrale l’argomento trattato.

Video: Cerimonia d’apertura Smart Games 2021

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