giovedì, Marzo 28, 2024
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Tra badminton e parabadminton. Intervista a Davide Posenato, atleta.

Giovane atleta, Davide Posenato, durante un allenamento di calcio viene colpito da un ictus.
L’accaduto non impedisce il proseguo dell’attività sportiva, seppur in diversa tipologia, approdando così al badminton.


Parlami di te.

Sono un ragazzo che, come tanti, è cresciuto con il pallone, nel corso di un allenamento ho avuto un’emorragia cerebrale e di conseguenza ho dovuto ricrearmi, questo perché amo lo sport, ma soprattutto, adoro praticarlo a livello agonistico: se il terreno di gioco è a me familiare mi piace competere. Prima ero un atleta “polivalente”, bravo in parecchi sport, anche se praticavo solo il calcio.
Mi sono trovato con un’emiplegia, per essere chiari una emiplegia della parte destra. Ho rimesso in discussione tutto. In parte per inconsapevolezza, un po’ per curiosità ho cercato nel territorio di Verona qualche sport da praticare. Inizialmente ho optato per la scherma, nel momento in cui mi è stato comunicato che avrei dovuto praticarla da seduto, mi sono reso conto che non era la soluzione adatta a me, ho continuato nelle ricerche fino a che ho trovato un’associazione sportiva dilettantistica di badminton.
Scoprendo di avere la coordinazione ho scelto di proseguire per questa strada.
Crescendo in questa società e vedendo che la Fiba apriva le braccia a para atleti, mi sono fatto conoscere a livello Nazionale in modo piuttosto importante.

Quanti anni avevi quando hai iniziato a giocare a badminton?

Da quando avevo 17/18 anni, quindi, più o meno gioco da 7 anni.

Da giovanissimo, ti sei trovato ad affrontare una nuova realtà e condizione.
Hai voglia di raccontarmi questa parte di percorso?


È stata una cosa che ha avuto un suo peso, tuttavia, l’ingenuità che si ha da giovani ha fatto da scudo. Solamente in un secondo momento ho realizzato cosa mi era realmente accaduto, ma al di là di ciò che mi è successo, ho sempre avuto una famiglia che mi vuole bene, degli amici e poco dopo ho conosciuto il badminton, che mi sta dando tanto… queste tre cose mi hanno aiutato moltissimo.

Stai a metà, tra il badminton e il parabadminton.  Quanto entrambi i rami sono stati, per te, importanti a livello educativo, personale e professionale.

Il parabadminton in sé non ha avuto molto appeal perché, essendo noi, atleti standing, un cerchio molto ristretto e, date le distanze geografiche, è molto difficile trovarsi a fare tornei tutti ma proprio tutti insieme. I giocatori in carrozzina sono in numero più abbondante, però in piedi, siamo ancora in pochi. Il parabadminton mi ha dato molto dal punto sociale, ho conosciuto tantissime meravigliose persone nuove. Inoltre il parabadminton mi ha dato degli obiettivi a cui puntare: entrare in Nazionale e magari un domani “diventare professionista”, sarebbe un sogno .
Dal punto di vista sportivo, dunque come sport, il badminton mi ha dato forse un po’ di più, anche perché ho iniziato a giocare da prima di conoscere il parabadminton.
Certo, il parabadminton mi ha permesso di conoscere tante splendide e nuove persone, mi ha dato un panorama per confrontarmi con diverse disabilità; ha fatto sì che fossi istruito sul significato e sulle differenze tra categoria e categoria. Mi ha dato una prospettiva diversa diciamo.
Sicuramente tra cinque, dieci o quindici anni, noi del parabadminton saremo un meccanismo ben rodato e allora anche sul versante sportivo, in campo, con un avversario innanzi, potrà sicuramente darmi di più.
Mi riferisco all’Italia, per quanto riguarda il discorso internazionale ho ancora tanta strada da fare.


Sei passato da un gioco di squadra a uno sport individuale. Quali sono le differenze sostanziali tra l’essere parte di un team e agire singolarmente?

Giocare solo è molto più difficile. In squadra, come nel pallone, a meno che, non sia il portiere a sbagliare qualche giocata, di solito, c’è sempre un metodo per tamponare l’errore. Nel badminton, se l’individuo commette un errore non ha chance per recuperare: perdi il punto, vero che ci sono più punti da mettere a segno ma c’è da sottolineare che il sistema di punteggio cambia da gioco a gioco, da sport a sport.
Nel badminton, sei solo con te stesso, con i tuoi ragionamenti e ti senti, a volte, in soggezione rispetto all’avversario. Devi sfruttare fin da subito le tue potenzialità, nel calcio puoi entrare in partita anche dopo quindici minuti o nel secondo tempo. Nel badminton devi dare il cento per cento, dal principio alla fine.

Secondo te, è possibile affermare che uno sport individuale offre, rispetto ad uno sport di squadra, maggiori possibilità di entrare in contatto con le proprie emozioni e i propri limiti al fine di sfidare e superare se stessi?

Sicuramente! In uno sport individuale hai la piena responsabilità di ogni tuo errore, quindi ogni sbaglio è riconducibile a te. Parli solo con te stesso, ragioni, se riesci, sugli errori commessi, e se sbagli è solo colpa tua. Dall’altra parte della medaglia non ci sono altri protagonisti in caso di vittoria, quindi percepisci un merito maggiore.

Il badminton è figlio del tennis. Lo spiegheresti ai meno esperti, soffermandoti sulle varie differenze, regole e su quanto può essere utile per comprenderlo meglio.

Nel badminton vi sono cinque discipline, singolare maschile e femminile, doppio maschile e femminile e doppio misto (coppia composta da un uomo e una donna).
Il tratto che lo contraddistingue è che, a differenza della pallina da tennis, il volano non deve rimbalzare,  va tenuto in aria e colpito con una racchetta un po’ più affusolata, con manico e corpo sottile, e un piatto o parte di racchetta con rete che è molto più piccola rispetto a quella da tennis.
Il badminton ha inoltre un tasso di reattività più alto in quanto non hai il rimbalzo da sfruttare, materialmente, e non puoi sempre fermarti e posizionarti bene.
Occorre che tutto sia fatto in maniera “frenetica”.
Le discipline del singolo sono meno frenetiche come stile di gioco, i doppi sono più veloci e, personalmente, più interessanti da vedere.

Poi con il tennis sono sempre fissi ad altezza uomo, col badminton guardi il cielo.

Quindi, è molto più dinamico?

Sì, anche se il campo risulta essere più piccolo, è molto più frenetico. Come dinamicità i colpi rappresentano una caratteristica: ve ne sono davvero tanti in funzione della posizione del giocatore rispetto al volano e della posizione in campo.
Puoi trovare una serie di combinazioni veramente numerose che definiscono non solo questo sport, ma altresì la sua complessità.


Possono praticarlo tutti? A chi lo consiglieresti?


È adatto a tutti, ovviamente dipende dagli obiettivi. Adesso con la sezione parabadminton ci siamo aperti ai disabili, invalidi fisici e mentali” (per questi ultimi vi è un progetto parallelo).
Le categorie con le quali vieni classificato sono veramente tante.
Siamo un ramo giovane, ed è quindi probabile che, chiunque abbia familiarità con la racchetta, possa entrare in un circuito di para atleti e può togliersi qualche soddisfazione.

Da atleta, come sei riuscito a gestire questo anno e mezzo di pandemia?

Mi sono concentrato su altro. Comunque, essendo un atleta di interesse paralimpico ho avuto la possibilità di recarmi al Centro Federale a fare qualche allenamento in più, però ogni volta che ci andavo e poi rientravo a casa avevo l’amaro in bocca, anche perché a Verona la concessione delle palestre è diversa da quella di cui usufruisce la federazione.
A Verona Siamo rimasti chiusi, le attività riprenderanno, se tutto va bene a settembre, credo.
Ero felice di andare ad allenarmi, ma avevo la consapevolezza, che quel periodo (non più di una settimana) sarebbe finito. Tornavo a casa con l’amaro in bocca perché mi sarebbe piaciuto rimanere più tempo.

C’è un messaggio che vorresti lanciare a tutti coloro che ci leggeranno? Apriti tranquillamente, a trecentosessanta gradi.

Siate curiosi, provate questo sport. All’inizio può apparire difficile, ma quando ci si prende la mano, tutto cambia e tutto diventa più divertente. Occorre un po’ di tempo per abituarsi a una racchetta diversa, al volo del volano, però dopo aver compreso i primi movimenti, diventa uno sport davvero affascinante.

Sai, trovandomi in età avanzata, potrebbe essermi sfuggito qualcosa di importante.
Vuoi aggiungere altro o fare qualche specificazione?


Beh, spero di tornare presto ad allenarmi e rivedere presto i miei compagni in palestra, spero di poter un giorno costruirmi un futuro in questo ambito. Voglio fare un saluto a tutta la federazione badminton italiana e ai miei compagni, speriamo di rivederci presto.



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