martedì, Aprile 30, 2024
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Quando avevo dodici anni.

Capaci, 23 maggio 1992.

Sfrecciava un uomo lungo la strada del proprio destino, inconsapevole di ciò che da lì a pochi minuti sarebbe accaduto, eppur cosciente che, prima o poi, quel momento sarebbe giunto.
Erano le 17. 58 quando un’esplosione tutto inghiottì.
500 kg di tritolo strapparono alla vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, uno dei quali non vedrà crescere il figlio, il quale porterà su di sé il peso di un cognome ingombrante: Schifani.
Le immagini dell’autostrada A29 ridotta in brandelli scorrevano veloci, attraversando l’Italia intera.
Lontana, quasi, anni luce una dodicenne rientrava a casa insieme al suo papà.
Accesero la TV e l’inferno comparve ai loro occhi.
“Papà, perché? Adesso cosa succederà? Perché lui? “
“Un uomo è stato abbandonato a se stesso“.


La “piccola partigiana“ adesso è cresciuta e ha trovato le risposte che cercava.
Giovanni Falcone fu il magistrato simbolo della lotta alla mafia, ebbe una mente estremamente lungimirante, con il suo “follow the money“ seppe guardare oltre, interrogò Tommaso Buscetta che gli permise di comprendere i meccanismi interni a Cosa Nostra, fu l’artefice del maxi processo che si concluse con 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione e 475 imputati, numero che si ridusse, in seguito, a 460.
Quel  maledetto giorno, Cosa Nostra piombò nel cratere da essa stessa creato, perché in quell’esatto momento vide luce la rivoluzione culturale tanto invocata da Giovanni Falcone.
La terra tremò e, pagando un prezzo troppo alto, si smossero coscienze parzialmente dormienti.
Sono passati 31 anni, il Diavolo non compie più stragi, indossa abiti griffati e lavora nell’ombra in collusione, spesso, con apparati istituzionali nell’ambito di un reciproco scambio di vantaggi.
Abbasso la penna, tante, troppe storie necessitano di essere narrate alle nuove generazioni, una di esse è rappresentata dal trauma e dal fardello che accompagna Giuseppe Costanza, autista di Falcone e, per volere della sorte, sopravvissuto all’attentato.
Per ora mi fermo qui.


Rubrica “Mafie: Ieri, oggi e domani“.

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