sabato, Luglio 27, 2024
HomeMedicine a confrontoLabiopalatoschisi. Intervista a Giulia Rossetti, chirurgo maxillo facciale presso ospedale San Paolo...

Labiopalatoschisi. Intervista a Giulia Rossetti, chirurgo maxillo facciale presso ospedale San Paolo e volontaria Fondazione Operation Smile Italia Onlus

Ogni 3 minuti, nel mondo, nasce un bambino con una malformazione del volto come la labiopalatoschisi. Un bambino che, se non curato tempestivamente, può avere problemi nella crescita e vivere sofferenze psicologiche legate all’emarginazione sociale e ad episodi di bullismo.

Per meglio approfondire l’argomento, dialogo oggi con Giulia Rossetti, chirurgo presso la Smile House dell’Ospedale San Paolo- ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e  volontaria di Operation Smile Italia Onlus., fondazione che,  oltre a sostenere i programmi medici dell’organizzazione internazionale, è attiva sul territorio italiano con il Progetto Smile House: due ambulatori multispecialistici ad Ancona e Cagliari e tre Centri multidisciplinari di diagnosi, cura, ricerca e formazione per il trattamento delle patologie congenite cranio-maxillo-facciali a Milano, Roma e Vicenza, nati per garantire ai pazienti e alle loro famiglie, in un’unica struttura, cure e assistenza dalla fase prenatale all’intervento chirurgico, fino alla conclusione delle terapie necessarie.

Buongiorno Dottoressa Rossetti, le chiedo subito di spiegare in cosa, tecnicamente, consiste la labiopalatoschisi.

Si tratta di una malformazione congenita del volto che coinvolge il naso il labbro e il palato, che durante le prime settimane di gestazione non si fondono correttamente e fanno sì che il bambino presenti una schisi, cioè una apertura tra bocca e naso. Dal punto di vista funzionale questa anomalia può portare problemi di alimentazione in quanto il bambino non riesce a creare il vuoto durante la suzione e necessita dunque di biberon speciali e dal punto di vista del linguaggio nelle fasi di crescita successive. Incide inoltre in modo molto evidente dal punto di vista estetico e pertanto è fondamentale intraprendere un percorso di cura tempestivo. La labiopalatoschisi è piuttosto diffusa (circa uno ogni mille nati nel mondo e in Europa è ancora più frequente circa uno ogni 500/700 nati). È un evento dunque non così raro come si potrebbe immaginare.

Come si snoda il percorso curativo?

Il trattamento è multidisciplinare, cioè il paziente viene seguito contemporaneamente da chirurgo, logopedista, ortodontista, otorinolaringoiatra, psicologo. Il primo approccio terapeutico è quello chirurgico: nel nostro Centro i bambini vengono operati intorno ai 4/8 mesi in base alla tipologia di schisi (che può coinvolgere tutte le strutture dal naso al palato o solo parte di esse). Una volta operato il bambino effettuerà un controllo annuale, intorno ai tre anni verrà valutato un eventuale percorso logopedico e ai 5/6 anni quello ortodontico.

Da noi le famiglie arrivano già in epoca prenatale, dato che è possibile avere diagnosi di labiopalatoschisi durante l’ecografia morfologica. In questo momento è fondamentale la presenza dello psicologo che aiuta i genitori in questa fase di elaborazione e che assisterà poi le famiglie e i pazienti nelle varie tappe della crescita.

Operation Smaile Onlus
Operation Smile Onlus Staff

Su un unico bambino, quanti interventi effettuate?

Dipende dal grado della malformazione. In quelle più complesse, le schisi che coinvolgono labbro e palato, si eseguono o un unico intervento chirurgico intorno ai quattro/ sei mesi di vita del bambino, o, in alternativa, se non si riesce a correggere tutto con un unico intervento, si fanno due interventi uno intorno sempre ai quattro sei mesi e uno intorno ai due anni.
Nel momento in cui la malformazione riguarda solo il labbro o solo il palato, serve un unico intervento risolutivo intorno sempre ai quattro/otto mesi. Si tratta di interventi risolutivi sia dal punto di vista estetico che funzionale.


All’incirca, quanto dura un intervento?

La correzione del labbro è piuttosto rapida, dura circa 45 minuti. Gli interventi più complessi durano fino a tre ore. La labiopalatoschisi se trattata nel modo corretto e seguita nel tempo da equipe multidisciplinari esperte è una patologia che si può risolvere garantendo ai pazienti una vita normale.

Dal punto di vista psicologico, quali possono essere le conseguenze di un mancato intervento?

Essendo una malformazione che interessa il volto, se non trattata può avere una influenza negativa sull’autostima e sul rapporto con gli altri.  Per fortuna in Italia le cure sono tempestive ma ci sono paesi nel mondo dove l’accesso alle cure è negato e questo causa un vero e proprio isolamento sociale della persona.

Quindi, causerà notevoli problemi dal punto di vista relazionale.

Certamente anche perché spesso è presente anche l’ostacolo comunicativo, poiché, in assenza di intervento, la voce può non essere comprensibile.

Entrerebbe nello specifico dei problemi strettamente fisici?

Dal punto di vista fisico, l’aspetto morfologico/estetico, quindi la deformità del volto è la prima cosa visibile. Esistono poi conseguenze fisiche funzionali legate al linguaggio e al corretto sviluppo dei denti.

 Dottoressa Giulia Rossetti


A quale settimana di gestazione viene diagnosticata?

La fusione del labbro e del palato sono molto precoci, quindi già nelle prime settimane di gestazione si sta sviluppando la malformazione.
Al momento dell’ecografia morfologica, a meno che non ci siano impedimenti legati alla posizione del bambino nella pancia, una malformazione che riguarda labbro e naso è già visibile. Questo è importante perché i genitori riescono ad arrivare al momento del parto e della prima visita preparati. Inoltre hanno modo di  incontrare altre famiglie che hanno seguito lo stesso percorso, vedendo con i loro occhi bambini che sono guariti e conducono vite assolutamente normali.

Come medico, cosa si trova a dover affrontare quotidianamente?

La mia è una professione molto bella e, ovviamente, molto delicata.
Avere a che fare quotidianamente con bambini che nascono con una malformazione richiede un approccio adeguato sia con i piccoli pazienti che con le loro famiglie. Ma non solo: seguendoli fino a fine crescita affrontiamo con loro molte tappe delicate come l’adolescenza. Senz’altro è molto emozionante, a volte anche difficile, perché il carico di emotività che si ha quando ci si trova innanzi a bambini è sicuramente più impattante. Quando poi il lavoro che facciamo in equipe porta al risultato è fonte di grande soddisfazione.

Operation Smile Onlus


Che tipo di relazione instaura sia con il bambino, sia con i genitori, senza comunque farsi coinvolgere sotto il profilo emotivo?

Occorre mantenere lucidità. A me piace molto lavorare con i bambini perché sono diretti, sinceri e occorre stabilire con loro un rapporto di reciproca fiducia. Con i genitori è un rapporto di totale fiducia: loro sanno che per qualunque problema inerente la patologia noi siamo presenti.


Ci troviamo in piena crisi sanitaria causata da una pandemia che ha colto tutti impreparati. Quali sono le maggiori difficoltà che ne sono derivate e a cui avete dovuto far fronte?

Pur con grandi difficoltà, anche durante i mesi più complessi della pandemia, siamo riusciti a garantire il servizio sia a livello di interventi chirurgici che di visite ambulatoriali. Questo è stato di fondamentale importanza per le famiglie che non si sono mai sentire abbandonate.


In conclusione ringrazio Giulia Rossetti per il tempo concessomi.






RELATED ARTICLES

Most Popular

Recent Comments