Lo stress può essere suddiviso in “positivo”, quando gli stimoli esterni ci portano ad agire e ad esprimere i nostri talenti e potenzialità nel rispetto dei nostri tempi ed esigenze. Viene ,invece, considerato “negativo” quando la mente prende il sopravvento nel rispondere a questi stimoli portando stati di ansia (sensazione di voler scappare o la frenesia nel fare, con la sottile sensazione di inseguire), legati alla difficoltà di trovare risposte adeguate che tengano conto delle necessità individuali in relazione alle richieste esterne.
In questo stato viviamo il conflitto interiore.
di Francesco Franzini
Se questo stato di conflitto perdura nel tempo inizieranno a venire meno i tempi di rigenerazione mentale e fisica necessari a mantenere uno stato di equilibrio e salute.
Lo stress “negativo” rappresenta una delle cause principali dell’insorgere di varie patologie, anche gravi. Diviene quindi importante attivare strumenti validi per riuscire a riprendere le redini di se stessi e tornare consapevoli.
Corpo e mente hanno, quindi, necessità, oltre che di una sana ed equilibrata alimentazione, di un tempo di rigenerazione quotidiano. Questo è il presupposto per salvaguardare uno stato di equilibrio interiore e di benessere e, secondo la filosofia yoga, ciò rappresenta la base di un percorso di ricerca e di crescita interiore.
Per questo lo yoga rappresenta un valido strumento per la gestione dello stress e da qui può iniziare la pratica.
I due presupposti per una corretta pratica yoga sono sthira e sukha tradotti come stabilità e agio.
Essere a proprio agio e sentire il corpo ben radicato ci permette di praticare correttamente, di rilassare mente, respiro, corpo e ritrovare lo stato di consapevolezza che unisce e dirige questi tre elementi.
Questo è YOGA.
E’ importante sapere che per praticare non è necessario avere particolari abilità fisiche e raggiungere la perfezione nelle forme. Possiamo essere ciò che siamo, semplicemente.
Il tappetino diventa allora lo strumento su cui fare pratica di questo per poi portare ciò che abbiamo imparato nella quotidianità.
Come si raggiungono sthira e sukha?
In posizione eretta, senza scarpe. Osserviamo il corpo dai piedi fino alla testa. Come appoggiano le piante dei piedi? Come si relaziona il bacino alle gambe? Che parte di noi sostiene il corpo? Le spalle sono chiuse o aperte? Il viso è rilassato? Sentiamo se il respiro è profondo o superficiale. Accettiamo tutto questo.
E poi proviamo ad appoggiare tutta la pianta dei piedi a terra, affidiamo ai piedi il peso del corpo. Espirando, rientriamo l’addome e osserviamo come il bacino segue questo movimento. Con l’inspiro apriamo le spalle e con l’espiro rilassiamo ogni muscolo del viso.
Di nuovo ci osserviamo e in base a ciò che sentiamo sistemiamo il corpo in modo che la posizione risulti così comoda e stabile che staremmo così per ore. E, se davvero ci stiamo osservando, siamo qui.