La violenza qualunque sia porta solo distruzione. E’ vero che ci sono momenti da dimenticare ma non per questo, come racconta l’autore dell’articolo, dobbiamo distruggere il ricordo che deve sempre rimanere vivo in tutti noi anche per ricordarci quello che non dobbiamo ripetere.
Nei primi giorni di ottobre, in occasione delle celebrazioni del Columbus Day, in America si sono viste manifestazioni anche violente ai danni di monumenti non graditi ai sostenitori del politicamente corretto che hanno dato luogo ad una
“guerra delle statue” che ha coinvolto anche la figura di Cristoforo Colombo accusato di essere un simbolo del colonialismo
A Baltimora una statua di Colombo costruita nel 1792 è stata distrutta a martellate. A Detroit i manifestanti contro il suprematismo bianco hanno avvolto il monumento in un drappo nero. A Houston una statua è stata imbrattata di vernice rossa a similare il sangue. In altre località è stato abolito il Columbus day per sostituirlo con il giorno degli indigeni.
Non solo Colombo è stato preso di mira. Numerose sono state le contestazioni nei confronti di personaggi storici legati ad un passato che ricorda la supremazia dei bianchi in occidente.
I talebani americani che distruggono le statue e i monumenti del passato che non sono conformi alla loro visione del mondo non sono diversi dai talebani che fecero a pezzi le statue dei Budda e che tanto ci scandalizzarono per la dimostrazione della loro sconvolgente inutile violenza e ignoranza.
Non sono diversi dai soldati del califfato che hanno distrutto statue e monumenti millenari.
Non sono diversi dai rivoluzionari russi che quanto conquistarono il potere distrussero splendide icone.
Non sono diversi dai rivoluzionari francesi che trasformarono l’abbazia di Cluny in una cava di pietra dopo averne saccheggiato la biblioteca e bruciato gli archivi.
Gli echi di ciò che avviene negli Stati Uniti, purtroppo, inevitabilmente si riverberano anche in Europa. Da noi la furia iconoclasta del politicamente corretto per ora si è limitata a tentare di cancellare i segni del periodo fascista e a censurare l’uso di alcune parole come: razza, zingaro, clandestino.
L’odio crescente e viscerale nei confronti della propria storia oltre che innaturale e’ distruttivo.
Uno dei primi segni di un’ideologia violenta e totalitaria è proprio quello di distruggere i segni di un passato che non piace. E’ qualcosa di angosciante. La manifestazione di un modo di esprimersi che denota una forma di autoritarismo preoccupante.