“Tutti i ragazzi, anche quelli con disabilità, hanno diritto di partecipare alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport”.. e “una comunità civile e responsabile deve assumersi il compito di assicurare a questi bambini uguale accesso alla partecipazione di tutte queste attività” (art. 30 della convenzione ONU per le persone con disabilità).
Correre, tirare a calci una palla, andare in bicicletta, arrampicarsi, avere amici, divertirsi non possono rimanere solo desideri, ma devono diventare per tutti i bambini / ragazzi e i loro familiari concrete opportunità di crescita e di inclusione nei contesti di vita.
Il Progetto Sportivo Individualizzato nella sua finalità generale intende essere una risposta concreta alla domanda del soggetto (maggiorenne o in età evolutiva), della sua famiglia e di eventuali specialisti ed operatori, per garantire una cura e una crescita equilibrata del soggetto stesso attraverso lo sport e l’animazione sportiva.
Lo sport, come maestro di vita, se viene svolto con passione, entusiasmo, gioia, dedizione, può davvero far raggiungere risultati inaspettati, superando limiti, ostacoli e discriminazioni, generando inclusione sociale.
Inoltre, praticarlo con altri compagni, migliora il rapporto con l’ambiente, aiuta ad esprimere aspetti cognitivi e relazionali in situazioni di libertà e benessere psicofisico, condividendo momenti di socializzazione tra pari e non.
La metodologia Sportiva Abilitativa
Il ‘facilitatore sportivo’ pone il soggetto nella condizione di realizzare, nella massima sicurezza, i propri desideri e le proprie ambizioni nell’ambito dell’attività sportiva a lui/lei più congeniale, in un’ottica di piena espressione delle singole potenzialità e peculiarità. Si sforza di accompagnare l’allievo nel percorso di miglioramento e di aiutarlo a esprimere se stesso, le potenzialità di cui è portatore, nell’alveo dei desideri e delle aspirazioni che nutre e che vorrebbe realizzare. Lascia il più possibile all’‘allievo le sue responsabilità, ma gli infonde sicurezza dimostrandosi pronto a correggere gli effetti degli errori più gravi. La competenza e l’essenza del suo ruolo non è dunque solo possesso di tecniche da trasmettere, ma stile di comportamento, sensibilità, empatia e capacità di negoziazione – entro i margini della sicurezza ‒ dei processi formativi per renderli quanto più sostenibili e recepibili all’allievo.
Prevede tre Macro-azioni:
1) un’azione diretta – con attività sportive mirate al soggetto (palestra, nuoto, bicicletta) e alla famiglia con attività di animazione sportiva (per es. camminate insieme in campagna ), cercando di coinvolgere anche eventualmente altri familiari, amici e conoscenti;
2) un’ azione indiretta – rivolta al territorio, dove la persona interessata abita, in cui il focus dell’intervento è orientativo per lui ed (in)formativo per il contesto;
3) documentazione con videoriprese – dando alla persona la possibilità di rivedersi e raccontarsi con la spontaneità e l’autenticità che lo contraddistinguono, offrendo anche ai familiari una motivazione in più per credere maggiormente nelle sue potenzialità .
- a) l’approccio tecnico-motivazionale (dall’esperienza del triatleta Massimo Magnocavallo)
Ogni intervento è orientato a sviluppare appieno le potenzialità psico-fisiche latenti nella persona. Vengono messe in campo e valutate:
1) Le competenze sportive del Motivatore Sportivo
2) L’attitudine sportiva della persona ;
3) La motivazione: nell’essere umano è raro che una determinata condotta sia il risultato di un’unica spinta motivazionale, il più delle volte essa è sovradeterminata, ossia è l’esito di una concatenazione di motivazioni;
4) imitazione;
5) Il modellamento; la fiducia, la ripetizione all’infinito del gesto atletico, la precisione tecnica, la perseveranza nel tempo, trattare con il soggetto motivato con cui interagire, danno le motivazioni a continuare il lavoro in questa direzione.
- b) Il ruolo delle esperienze
-le “esperienze personali” di Massimo Magnocavallo o di altri motivatori, rappresentano la memoria di situazioni passate affrontate con successo e costituiscono la fonte più proficua per acquisire da parte dell’allievo un forte senso di autoefficacia. Esperienze di padronanza personale consolidano le aspettative future, mentre esperienze negative producono l’effetto opposto. Un solido senso di efficacia richiede, invece, perseveranza e impegno nel superamento degli ostacoli. Nello sport tale approccio si basa sul “modellamento partecipante”;
-le “esperienza vicaria” è fornita dall’osservazione di modelli. Vedere persone simili a sé stessi che raggiungono i propri obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa in sé la convinzione di possedere quelle stesse capacità. Ugualmente, vedere persone che falliscono, nonostante l’impegno, indebolisce il proprio senso di efficacia .
–“la persuasione” consolida la convinzione nell’allievo di essere in possesso di ciò che occorre per riuscire a fare una determinata azione. Nel valutare le proprie capacità, l’allievo si basa principalmente sugli “stati emotivi e fisiologici”. Spesso le situazioni di stress e la tensione vengono percepite come il presagio di una cattiva prestazione. Non è l’intensità delle reazioni emotive e fisiche ad essere importante, quanto piuttosto il modo in cui esse vengono percepite ed interpretate. Per esempio le persone (o atleti) che hanno un buon senso di efficacia considerano il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa che facilita l’azione, dando energia, mentre quelle sfiduciate vivono lo stato di attivazione fisico-emotivo come pericoloso e debilitante, cioè presagio di un cattivo rendimento e un cattivo risultato. Il Mediatore Sportivo interviene per trasformare questa convinzione negativa nel suo contrario, cioè in spinta motivazionale.
- c) l’approccio psico-pedagogico
la relazione instaurata con l’allievo è al centro dell’agire sportivo, basata sull’ascolto empatico, la fiducia e l’intenzionalità reciproche, in ogni intervento. Si utilizzano diverse strategie per favorire gli apprendimenti (rinforzi positivi, cooperazione e tutoring, eventuale gruppo come regolatore del comportamento, ecc.) e gestire gli stati emotivi (in particolare, l’intelligenza emotiva), al fine di favorire un percorso di crescita armonico.
Vengono messe in campo e valutate:
1) EMPATIA
2) AUTOSTIMA
3) PASSIONE
4) AFFETTIVITA’
5) INTERSOGGETTIVITÀ
6) AUTONOMIE
La cooperazione favorisce l’integrazione delle capacità mentali (percezione, analisi, elaborazione e rielaborazione del compito motorio, memorizzazione e processi decisionali) con le capacità motorie apprese, nonché la rielaborazione di pregressi schemi motori di base (come correre, saltare, lanciare, ecc.), grazie all’individualizzazione delle difficoltà emergenti e della motivazione a diversificare gli obiettivi proposti.
- d) condivisione multidisciplinare
Il lavoro sportivo è condiviso con i familiari e messo a conoscenza di altri specialisti (neuropsichiatri, fisiatri, , psicomotricisti , pediatri, psicologi , insegnati) e tutta la rete che accompagna l’allievo.
Questa nuova metodologia innovativa è stata testata e sperimentata da anni ed è riuscita a dare notevoli risultati alle persone che hanno partecipato alle attività.
Di seguito alcuni link che vi permetteranno di visionare alcuni risultati ottenuti nel tempo e sostenuti dal triatleta Massimo Magnocavallo: