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L’enigma della bellezza in un manga

| Mara Cozzoli |

Una presenza sfuggevole si muove tra chiarore e abisso, tra fascinazione e insidia, esortando a scorgere ciò che il visibile non rivela.

In un manga dove la luce è fragile e il buio trasfigura ogni certezza, prende forma un’apparizione femminile avvolta da mistero.
Non è la protagonista rassicurante di un racconto edificante, ma un’entità ambigua, sospesa tra promessa e minaccia.
I capelli violacei, al pari di fiamme spente, le scivolano lungo il volto, incorniciando un’espressione ingannatrice.
Una pelle che brilla solo a tratti sembra custodire le ombre, quasi respirasse insieme a esse.
Lo sguardo, obliquo e penetrante, è il vero centro della scena: sfida e invita, ma al tempo stesso trattiene e intimorisce, catturando lo spettatore in un gioco silenzioso di tensione.
Alle sue spalle, lo sfondo si apre in una trama di filamenti di luce che si incrociano, come fenditure radiose in un universo altrimenti avvolto dal buio.
Non un decoro, ma un varco: spiragli che non rischiarano, bensì accentuano l’oscurità circostante, creando un senso di profondità e sospensione.
Qui la bellezza non consola. Si interseca al sospetto, svelando l’indeterminatezza del desiderio e la sottile linea che separa vittima e predatore. In quest’opera, ogni gesto può trasformarsi in trappola: una mano tesa può celare una lama, un sorriso può aver già deciso il destino altrui.
È lo spirito di tale dimensione narrativa, che mescola estetica e riflessione, bellezza e tensione, invitando il fruitore a confrontarsi con le contraddizioni umane più profonde, secondo la filosofia del manga.
Non c’è redenzione. C’è piuttosto un invito a guardare la tenebra, a sostare dentro la sua essenza, a riconoscere che la seduzione porta con sé una crepa, una vertigine, un rischio.

Art work in digitale di Elisa Bozzi

Mara Cozzoli

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