
“Dietro la maschera del narcisismo: come riconoscerlo, comprenderlo, affrontarlo”.
Il termine “narcisismo” è oggi spesso abusato nel linguaggio comune e sui social, al punto da essere diventato una sorta di etichetta generica per descrivere comportamenti egoistici o relazioni disfunzionali. Ma cosa significa davvero narcisismo in ambito clinico? Quando si può parlare di narcisismo patologico e quali sono le sue implicazioni nelle relazioni personali?
Per fare chiarezza su questo tema complesso e attuale dialogo, oggi, con Elisa Stefanati, psicologa e psicoterapeuta EMDR presso Poliambulatorio Aesthe Medica di Ferrara e Milano.
L’intervista affronta anche l’origine del disturbo, le sue ricadute all’interno delle relazioni affettive, il legame con la dipendenza emotiva, il rischio di degenerazioni violente e, soprattutto, le possibilità di cura attraverso un percorso terapeutico.
Che cos’è, tecnicamente, il narcisismo patologico?
Tutti possediamo una base di narcisismo, ciò che Freud definiva narcisismo primario.
Tuttavia, un’elevata componente narcisistica può diventare dannosa quando compromette le relazioni familiari, affettive e persino professionali.
Quando il tratto di grandiosità – tipico del narcisismo – unito alla mancanza di empatia, compromette la quotidianità sociale e lavorativa, si parla di narcisismo patologico.
Secondo il DSM-5, il narcisismo è un disturbo caratterizzato da un senso grandioso del sé, bisogno di eccessiva ammirazione, e dalla mancanza di empatia verso gli altri, il Disturbo Narcisistico di Personalità, appartiene al Cluster B.
Cosa significa “Cluster B”? Può spiegarcelo in modo semplice?
I disturbi di personalità vengono classificati in tre gruppi, detti cluster:
Cluster A, include tratti comportamentali eccentrici o bizzarri, come nel disturbo paranoide, schizoide e schizotipico, Cluster B: è quello in cui rientra il narcisismo patologico, insieme ai disturbi borderline, istrionico e antisociale. Questi si caratterizzano per comportamenti emotivamente instabili, drammatici, manipolatori o impulsivi, Cluster C: comprende personalità ansiose e inibite, come quelle evitanti, dipendenti e ossessivo-compulsive.
Cosa si intende per “disturbo antisociale”?
Il disturbo antisociale di personalità è caratterizzato da una costante avversione per leggi e regole, è caratterizzato da un atteggiamento di disprezzo, inosservanza e violazione dei diritti delle altre persone e si manifesta con comportamenti di ostilità e aggressività verbale ed anche fisica. Inganno e manipolazione sono le modalità comportamentali privilegiate di questo tipo di personalità.
Quali sono i tratti distintivi del narcisismo patologico?
Alla base c’è un senso di grandiosità: sentirsi speciali, unici, superiori agli altri, i quali vengono percepiti come inferiori o inadeguati.
Il narcisista patologico è costantemente alla ricerca di validazione esterna e ha una percezione distorta delle proprie capacità, spesso descritte in termini epici.
Un segno evidente è la mancanza di empatia: gli altri sono usati come strumenti per soddisfare bisogni personali. La comunicazione è spesso manipolatoria, volta a ottenere vantaggi.
Può far sentire una persona speciale solo per poi scartarla come un oggetto, una volta ottenuto ciò che desiderava.
Il narcisismo può sfociare in deliri di onnipotenza o megalomania?
Sì, in alcune forme estreme può degenerare in deliri di onnipotenza: che si manifesta attraverso la convinzione di meritare trattamenti speciali, la sovrastima delle proprie abilità e dei propri successi e traguardi personali, minimizzando e svalutando quelli altrui.
Come si comporta il narcisista nelle relazioni?
La personalità narcisistica tende alla svalutazione ed umiliazione dell’altro. È spesso invidioso, geloso e fortemente controllante. Ogni sua azione o richiesta è sempre volta al soddisfacimento dei propri bisogni, a scapito delle necessità dell’altra persona. Non tollera che qualcun altro brilli più di lui.
Questo porta le persone a lui vicine – partner, familiari o colleghi – a vivere stati di sofferenza e frustrazione profonda. Cerca costantemente di mantenere il controllo e manipolare l’altro per i propri fini.
Esistono forme più “nascoste” di narcisismo?
Tanti gli studiosi che si sono occupati del tema tra questi Kernberg e Kohut. Si parla di narcisismo Overt (esplicito) e Covert (coperto). Paul Wink , ad esempio, ha descritto il primo come esibizionistico e autocelebrativo. Il secondo, invece, è più timido, introverso, caratterizzato da vergogna e senso di colpa.
Anche la studiosa Elsa Ronningstam distingue tra narcisisti arroganti e narcisisti timidi: entrambi hanno problemi di autostima e una ferita profonda, ma reagiscono in modi opposti.
In che modo entrambi possono danneggiare l’altro nelle relazioni?
Le persone che hanno a che fare con queste personalità raccontano di un dolore profondo.
Il narcisista fa sentire l’altro invisibile, sbagliato, svuotato emotivamente.
Viene meno ogni possibilità di confronto sano. Da qui il termine “vampiro affettivo”: succhia la vita emotiva dell’altro perché la propria è arida.
Qual è l’origine di questa struttura di personalità?
Nessun comportamento nasce dal nulla: siamo il frutto delle nostre esperienze.
Il narcisismo patologico si sviluppa spesso in ambienti familiari competitivi, ipercritici, in cui il successo èl’unico valore accettato.Oppure in contesti di trascuratezza emotiva, abusi o attaccamenti insicuri.
Il bambino impara che non può fallire, che deve sempre primeggiare, e non sviluppa strumenti per tollerare la frustrazione, la delusione, l’insuccesso.
Che dinamiche si instaurano in una relazione sentimentale con un narcisista?
All’inizio, il narcisista può sembrare affascinante, attento, premuroso.
Ma appena il narcisista ottiene ciò che vuole, cambia comportamento: diventa freddo, manipolatore, infedele.
Utilizza spesso la proiezione. In psicologia la proiezione si attua quando una persona attribuisce agli altri aspetti che rifiuta di sé. Il narcisista tenta sempre di proiettare i propri comportamenti manipolatori e abusanti sulla vittima, ed attribuisce all’altro le proprie colpe: “Ti ho tradito perché non mi ascoltavi”, “Ti ho aggredita perché mi hai provocato”.
Non si può portarlo a mettersi in discussione. Non esiste relazione equilibrata.
Cosa intende per relazione “equilibrata”?
Che ognuno cerca il proprio benessere ma anche quello del partner. Una relazione sana è uno scambio reciproco: si dà e si riceve.
Spesso si dice che il narcisista attira partner con dipendenza affettiva. È vero? E cos’è la dipendenza affettiva?
Narcisista patologico ed il/la dipendente affettivo sono una coppia comune, perché si legano ad “incastro” ed hanno tratti complementari.
I dipendenti affettivi hanno una bassa autostima, bisogno costante di approvazione, tendenza a compiacere e paura dell’abbandono.
La relazione diventa una trappola, in cui il narcisista esercita pieno potere. Ma anche il narcisista ha tratti di dipendenza affettiva: verso la vittima che “serve” per alimentare lil suo potere e la sua grandiosità e fuggire dalla solitudine e dal vuoto che avverte dentro di sé.
È importante non solo riconoscere la tossicità del rapporto, ma anche lavorare sulla propria dipendenza affettiva.
Il narcisismo è sempre alla base dei femminicidi?
Parliamo in questo caso di narcisismo maligno, spesso accompagnato da tratti antisociali e paranoidi.
Questi soggetti agiscono spinti da ipercontrollo, ipervigilanza, invidia e disprezzo totale della vita dell’altro, paranoia, sadismo, aggressività e psicopatia. Nel narcisismo maligno gli individui nell’esprimere aggressività verso gli altri sperimentano un aumento di autostima e la conferma della propria grandiosità (Kernberg, 1992).
Nel femminicidio, l’eliminazione dell’altro diventa un modo per gratificare un’esigenza personale, in un desolante quadro di assenza di empatia.
C’è una concatenazione di tratti disfunzionali, non solo quello narcisistico ma il clima di individualismo, aggressività e accesso alla violenza.
Un narcisista può cambiare grazie alla terapia?
Il cambiamento è possibile, ma richiede un lavoro complesso, lungo, profondo e impegnativo.
Si può intervenire sulle strategie di regolazione emotiva (rabbia, ansia, umore depresso), ma il punto centrale resta la disponibilità della persona a mettersi in discussione e affrontare le proprie ferite. In psicoterapia con il narcisista si devono sempre indagare le dinamiche e i fattori scatenanti, al fine di correggere i pensieri disfunzionali e ottenere un’immagine di sé più coerente con la realtà. Anche nella terapia e nel rapporto con il terapista, tuttavia, il narcisista può mettere in scena comportamenti svalutanti criticando il terapeuta, ignorando le osservazioni dell’altro, sempre con scarsa capacità auto-riflessiva generando anche sentimenti di rifiuto nel curante.
Quali strumenti terapeutici si utilizzano con i pazienti narcisisti?
Dipende dal caso.
Tra le psicoterapie, si usano approcci psicodinamici, cognitivo-comportamentali, oppure l’EMDR, che aiuta a rielaborare i traumi infantili.
Il punto chiave è lavorare sul trauma originario. Anche il supporto farmacologico per il disturbo narcisistico di personalità può essere d’aiuto nel trattamento di eventuali sintomi depressivi, ansiosi, impulsivi o rabbiosi.
Quanto è importante oggi una corretta divulgazione, soprattutto sui social?
È fondamentale. Le parole possono ferire e creare stigma.
Non tutto ciò che leggiamo online è affidabile.
Solo i professionisti del settore possono formulare diagnosi.
Mara Cozzoli
