martedì, Aprile 23, 2024
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Bagarre Istituzionale: le psicopatologie costituiscono una devianza?

Ebbene sì, il tempo delle solite bagarre istituzionali è giunto, il tutto, chiaramente, trova origine nella scarsa conoscenza dei termini utilizzati e, conseguentemente, nell’impossibilità di contestualizzarli.
Stando alle dichiarazioni di Giorgia Meloni, riportate su testate giornalistiche nazionali, costituirebbero devianze: “Alcolismo, tabagismo, droga, DCA (Disturbi della condotta alimentare) come anoressia e obesità, autolesionismo, ludopatia, i quali accompagnano i fenomeni baby gangs e bullismo”.
Insomma, un bel minestrone.
Tempestivamente è, inoltre, giunta la pronta risposta di Enrico Letta inneggiando il suo “Viva le devianze”.
In virtù del vespaio creatosi voglio entrare, ancora una volta, nel merito di disturbi della condotta alimentare e autolesionismo in fase adolescenziale.
Di cosa stiamo parlando?
Psicopatologie e non devianze, in quanto quest’ultimo termine trova applicazione nelle sfere sociologica e giuridica, comprendendo, dunque, baby gangs e bullismo, altre gravi piaghe da fronteggiare.
Nei DCA, rientrano anoressia, bulimia, obesità e binge-eating.
Anoressia, riduzione importante dell’assunzione di cibo.
Bulimia, abbuffate con induzione di vomito.

Bulimia

Partiamo da questo presupposto: non esistono anoressiche o bulimiche, ma persone che, per mezzo del corpo e del cibo, ci stanno dicendo qualcosa.
La manifestazione del disturbo avviene, generalmente, nel corso dell’adolescenza, un periodo delicato della vita di ciascuno di noi, in cui ha luogo il passaggio dall’età adulta all’adolescenza, sempre in questa fase avviene il processo di separazione / individuazione che ci porta a costruire una nostra individualità volta, successivamente, ad acquisire autonomia e distacco rispetto alle figure genitoriali.
Se la relazione con queste figure e l’impatto che con esse abbiamo avuto nel corso della nostra crescita non è così sicura, questo svincolo diventa difficile e può generare smarrimento e bassa stima di sé fino a sviluppare un disturbo come quello alimentare.

Inizia tutto così, ci si sente persi, vuoti, qualcosa si muove dentro e l’unico strumento che abbiamo per vivere è un’azione di controllo su noi stessi attraverso l’alimentazione.

Anoressia

La domanda è : perché il cibo?
Il cibo rappresenta un canale importante per la gestione delle emozioni: è il nutrimento, noi veniamo alla luce con il bisogno di essere nutriti e quindi è un canale che ci connette molto al nostro intimo, al materno e alla salvaguardia della nostra salute, infine, l’alimentazione rappresenta l’unico elemento che, in molti casi, sentiamo di poter controllare.
Apparentemente il controllo sul corpo ci rendere sicuri, ma la realtà parla di una totale insicurezza e fragilità nel relazionarsi con se stessi e gli altri.
La causa, quindi, per quanto ogni storia deve essere considerata nella sua unicità , va individuata in un IO molto fragile e nella fatica ad affrontare un percorso di crescita e sviluppo identitario.
Inizia, in tal modo, quella che viene definita dispercezione corporea, ovvero una visione distorta della propria fisicità: dietro ad essa si nasconde una profonda sofferenza che, a lungo andare, mette il corpo a dura prova e compromette le facoltà cognitive.
In tutto ciò il cibo è un nemico da distruggere.
Vita e morte divengono elementi a cui lanciamo il nostro guanto di sfida.

Obesità

Quando parliamo di autolesionismo non suicidario, facciamo, invece, riferimento ad attacchi intenzionali rivolti al corpo quali tagli, bruciature, strofinamento eccessivo, colpi autoinflitti e tentativi di impedire a una ferita di cicatrizzarsi.
Per mezzo di tali agiti si cerca di gestire emozioni schiaccianti e negative, che non si è in grado di verbalizzare, ed è attraverso il dolore fisico che ne deriva che si prova a contenere il dolore mentale, certo, perché il dolore concreto, fisico è maggiormente “tollerabile”.
Ancora una volta, protagonista è il corpo che, come spiegato in precedenza, risulta essere tema centrale nel corso dell’adolescenza, tanto che, anche l’autolesionismo prende piede proprio in questa fase.
Corpo, corpo, corpo.. corpo in trasformazione, sviluppo psico- sessuale, ecco perché viene utilizzato come canale per trasferirvi i propri malesseri.
Riflettiamo: adolescenza, corpo, emozioni e famiglia.
C’è un motivo per cui ho voluto darmi voce in questa vicenda, sicuramente, quanto mi spinge non è la volontà di fare polemica o attaccare nessuno, le stesse espressioni avrebbero potuto essere utilizzate da.. non so, Tizio e Caio o Paolo e Francesca e la mia reazione sarebbe stata identica.
Vorrei semplicemente si capisse che le parole hanno un peso, sono potenti, possono distruggere o donare la vita, non posso certo chiedere a chi non è del mestiere di tramutarsi in psicologo, psicoterapeuta, psicanalista, psichiatra, sociologo o giurista, è anche assurdo domandare loro la lettura o lo studio del famoso DSM, posso però esigere maggiore accortezza nell’esprimersi.

Autolesionismo

Il termine devianza associato a una psicopatologia non fa altro che aumentare lo stigma rispetto a problematiche di natura psichica che, innanzi ad occhi esterni, non hanno origine razionale: non è così, essa esiste e si chiama tormento e, in molti casi, conduce alla morte.
Vorrei si capisse che allo stesso modo in cui si ammala il corpo, si ammala anche la mente.
Vorrei si investisse maggiormente in sede di salute mentale.
Vorrei, vorrei.. quanti vorrei… una serie di condizionali che, forse, non troveranno realizzazione.
Chi firma l’articolo non è la vostra Cozzoli Mara, caporedattore di Milano Più Sociale, ma Cozzoli Mara, una donna tra tante,  che alla sua anoressia ha scritto il lieto fine.

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