sabato, Luglio 27, 2024
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StrisciaL’Antimafia. Ironia e serietà per fronteggiare il degrado.

Torno a parlare di StrisciaL’Antimafia, innovativa forma d’informazione e intrattenimento, canale Tik Tok sorto lo scorso primo giugno e ideato da Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia ed ex affiliato alla ‘ndrangheta crotonese, alla cui conduzione oltre allo stesso, sono stati posti i giovanissimi Nemo Bonaventura e Simone Ferrante.
È  con questo gruppo che ho avviato un sodalizio personale e professionale allo stesso tempo.. fianco a fianco in questa nuova avventura, crescendo giorno dopo giorno, trovando quella parte di me che sentivo mancare.


Nemo Bonaventura

Tengo a precisare, dato il dilagante tasso di  analfabetismo funzionale,  che la data sopra riportata, si riferisce alla creazione di un nuovo progetto accompagnato da new entry che è andato ad ampliare quanto in origine era stato pensato.
Nato per avvicinare  i più giovani a temi che stanno debellando la società, StrisciaL’Antimafia, ha scelto un approccio tra l’ironico e il serio, senza escludere, inevitabilmente, il prendere in giro se stessi.

Simonne Ferrante

Mordace è dunque l’aggettivo posto alla base di “Me, Mara e Mary” nuovo format avviatosi lo scorso 11 agosto,  dallo stampo teatresco, che vede protagonisti ancora una volta Luigi Bonaventura, Mary Petrillo, criminologa e la sottoscritta, nonché l’autrice di quanto state leggendo e  che vestirà i panni di uno strano angelo custode telematico.
Un bizzarro trio ha visto così la luce, certo, siamo personaggi un po’ datati che, con sarcasmo,  hanno scelto di costituire la senior gang dell’antimafia al fine di contrapporci al crescente fenomeno delle baby gangs, tra l’altro, argomento primario della serata dello scorso undici agosto.
Dunque, una bilanciata dose di verve e responsabilità  al fine di affrontare temi pesanti correlati  a problemi che affliggono le nuove generazioni e non solo.

Luigi Bonaventura.
Mara Cozzoli

Come e perché nascono le baby bangs? Lo ha spiegato, nel corso della diretta, Mary Patrillo: “Si entra a far parte di una baby gangs, secondo me, se la guardiamo d un punto di vista psicologico, per un senso di appartenenza. Nel quotidiano, i nostri ragazzi, hanno pochi punti di riferimento, difficoltà ad avere eroi veri a cui ispirarsi e, quindi, il fatto di sentirsi parte di un gruppo che consente di avere un ruolo e sentirsi protetto è invitante per un giovane. Purtroppo, all’interno di queste bande, avvengono cose poco piacevoli, che conducono a sbagliare e a mettersi sulla strada dell’illegalità. Spesso, per qualcuno, tale percorso, risulta essere l’unico modo per vivere. Occorre spiegare che questo non è il modo di giusto di vivere, perché puoi avere senso di appartenenza, avere o essere un punto di riferimento in positivo”.
Un messaggio forte è giunto direttamente da Capitan Bonaventura: “Questi rolex possono diventare manette. Il crimine non paga, ma si paga, amaramente”.
Dal canto mio, ho voluto aggiungere che tale fenomeno rappresenta  la manifestazione nella sua materialità di un disagio dovuto, ad esempio, a dinamiche familiari disfunzionali o, al non essere in grado di vivere all’interno di una società.

Mary Petrillo

Durante la serata il discorso si è spostato sulle drammatiche condizioni in cui versano i carceri italiani, nei quali sovraffollamento, mancanza di personale, agiti suicidari portati a compimento tanto da detenuti, quanto da componenti dello staff tecnico, sono divenute situazioni da prendere di petto, vere e proprie emergenze che richiedono un tempestivo intervento istituzionale.
Impronta, decisamente, austera è stata adottata per la diretta del giorno seguente, condotta da Luigi Bonaventura e Simone Ferrante, i quali sono divenuti portavoce delle aggressioni verbali rivolte a collaboratori e testimoni di giustizia, dovuti per buona parte,  a una scarsa conoscenza del tema.
Una putata questa, che è stata anche oggetto di travisamento a livello contenutistico in seguito alla citazione di Nico Padetta, trapper, scambiata dai followers dello stesso, come un attacco personale, quando, invece, chiamata in causa è stata la discutibilità di alcuni testi.
Al timone, ancora una volta, Bonaventura che subito ha raccontato: “Molti collaboratori vivono al fronte, per quanto l’espressione possa sembrare esagerata, la verità è che essi sono impegnati in prima linea al fianco di magistratura e forze dell’ordine, inoltre e, i familiari ne pagano un prezzo altissimo, addirittura pagando con la vita. Collaboro perché ho preso un impegno con la società civile, mia moglie, i miei figli e con tutti coloro che mi vogliono bene. Chi muove guerra a coloro che denunciano, sono i sostenitori dell’omertà, i mafiosi e chi nutre simpatia nei confronti delle organizzazioni criminali “.
A calcare la mano, Simone Ferrante, nel momento in cui ha rammentato che le mafie: “Prendono potere attraverso eventi, in particolare per mezzo di concerti neo melodici. Una notizia degli ultimi giorni, riporta , a Palermo, l’intervento della magistratura rispetto appunto a tali eventi musicali, ricercando i filo rosso che lega  entrambi; puntualizziamo che stiamo parlando di testi e video musicali che vanno ad influenzare le nuove generazioni. È stato, inoltre, osservato che le azioni comportamentali appartenenti a baby gangs corrispondo agli stessi atteggiamenti tenuti dai trapper, alcuni dei quali, però, fanno musica senza acclamare il male. Occorre dire che non stiamo denunciando un genere musicale o un particolare artista, bensì le parole utilizzate, la maggiore preoccupazione è, infatti, relativa gli atti emulativi che ne derivano. Se questi fenomeni non ricadessero sui giovani, noi non ne parleremmo in diretta.
Oggi, abbiamo scelto, in primis, di raccontare la guerra che la società civile, spesso, porta avanti nei confronti dei collaboratori di giustizia, grazie al supporto di certi cantanti  che, nel corso della loro carriera, rei non solo di aver fatto passare un messaggio sbagliato, ma anche di avere  pesantemente offeso la dignità di tutti coloro che scelgono la via della legalità, cambiando così il loro percorso di vita”.

Una riflessione molto importante, come sempre, è arrivata da Luigi secondo il quale: “Noi pensiamo che le cose nascano per caso, in realtà non è così. Se un cantante è manovrato da ambienti mafiosi, non fa altro che eseguire una strategia che gli viene impartita. Creare caos e destabilizzazione è quanto serve alle mafie per raggiungere il consenso sociale. Sono strategie fini che, a volte, non vediamo ma che rientrano in un progetto più grande“.
Sul finire è intervenuto “Uno sbirro qualunque” poliziotto e rapper, il quale insegna che è possibile fare musica senza, necessariamente, dover “cantare” l’llegalità, a maggior ragione se le espressioni utilizzate giungono a coloro che vivono in situazioni d’emarginazione, mancanza d’aiuto e disagio sociale.
In conclusione mi rivolgo a tutti coloro che hanno la fortuna di rivolgersi, a qualunque titolo, a una comunità: ricordiamoci che le parole hanno un peso, sono potenti, possono distruggere o donare la vita, facciamone, quindi, buon uso.
Non dobbiamo scordarci che ( in questo caso utilizzo una metafora ) basta una virgola fuori posto per conferire alla frase il senso che ad essa non dovremmo attribuire.

Uno Sbirro Qualunque

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