sabato, Luglio 27, 2024
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Raccontando Associazione Avulss Busto Arsizio. Intervista a Francesco Agrusti, Segretario Federazione Avulss.

Dopo aver conosciuto Associazione Avulss nel corso di una precedente intervista ad Alda Acanfora, Presidente della sezione di Busto Arsizio, proseguiamo il nostro cammino attraverso le parole di Francesco Agrusti, che ancora tanto ha da raccontarci.


Buongiorno Francesco, rammentiamo a chi fosse sfuggita l’intervista ad Alda Acanfora, la vostra attività.


I volontari Avulss prestano il loro servizio gratuito e formato principalmente:ai degenti ricoverati nei reparti degli ospedali e presso il pronto soccorso in comunanza di intenti con le direzioni sanitarie, il personale medico e paramedico di corsia; nelle case di riposo nelle quali oltre ad offrire compagnia agli ospiti, i volontari propongono e partecipano anche ad iniziative di animazione in collaborazione con gli animatori delle RSA e con i cappellani delle stesse per le iniziative religiose; a domicilio di anziani soli, malati, disabili, bambini e famiglie con problemi.
L’assistenza resa non si rivolge alla sola persona bisognosa, ma anche ai familiari, in modo da dare loro un po’ di sollievo e sostegno morale.

Fulcro nel quale ruota introno il vostro operato, è l’ascolto, un ascolto non telefonico, bensì faccia a faccia con l’utente.
Come approcciate alle diverse situazioni che vi vengono poste? Non solo, quant’è fondamentale quest’ultimo al fine di raggiungere il vostro obiettivo: il supporto alla fragilità.



Il nostro servizio non si esaurisce nel “fare”: prima di tutto cerchiamo di “essere promotori di speranza e donatori di umanità” come recita la nostra Carta del Volontario Avulss. L’obiettivo del servizio è infatti quello di avvicinare, ascoltare, sostenere la persona in difficoltà e sola, cercando di individuare i suoi bisogni, espressi o inespressi per darle sostegno, ascolto, dignità e vicinanza con una presenza amica discreta e a volte anche solo silenziosa, ma importante per chi è in situazione di solitudine, sofferenza e fragilità dovuta alla malattia e all’età avanzata che porta spesso all’isolamento.

Prima che scoppiasse questa pandemia, l’ascolto era importante, a maggior ragione quando facciamo riferimento a determinate realtà. Al momento, con emergenza sanitaria ancora in corso suppongo il grado di importanza sia aumentato.


Sì è aumentato ma è diventato più difficile … non possiamo purtroppo ancora essere presenti fisicamente sia nelle corsie degli ospedali che nelle case di riposo.

Quale forma di disagio vi trovate ad affrontare più spesso?


Sicuramente la solitudine e la fragilità dovuta alla malattia e all’età avanzata.


Parliamo di solitudine, cosa comporta nei vostri utenti, cioè, quali sono le conseguenze di questo stato?


Sono il richiudersi in sé stessi, non comunicare più nemmeno con chi ti sta accanto, perdere la voglia di vivere con conseguente tristezza, apatia e rassegnazione.

Come Associazione, anche voi vi siete trovati ad affrontare difficoltà legate alla chiusura delle strutture presso cui esercitate la vostra attività.

Sì, anche se le associazioni si sono aperte a nuovi servizi come il trasporto di persone per esami e visite, la consegna e distribuzione di medicinali e viveri, l’accoglienza all’ingresso degli ospedali e dei centri vaccinali, il sostegno scolastico a distanza.


Come siete riusciti non dico a risolverle del tutto, ma quanto meno a trovare una sorta di equilibrio, seppur precario?



Cercando di coinvolgere i volontari in momenti di formazione e comunicando con loro attraverso newsletter e incontri virtuali per mantenere il senso di appartenenza.


Inevitabilmente, queste difficoltà, hanno influito anche sui vostri assistiti. Ha voglia di spiegarci questo circolo?



Una delle maggiori situazioni di disagio e sofferenza delle persone ricoverate nelle strutture si ha quando non ricevono visite da parte dei familiari e dei volontari, in particolare nei giorni festivi, nei quali normalmente non vi sono neppure iniziative di animazione organizzate dal personale delle strutture.
L’impossibilità da parte dei volontari di organizzare iniziative di animazione ha purtroppo ridotto i momenti di serenità e svago per gli ospiti.


Quali sono le caratteristiche che deve necessariamente avere chi desidera entrare nel vostro corpo volontari?



Tra i punti qualificanti del volontariato Avulss c’è la formazione. Al volontario Avulss non si chiede una competenza professionale, ma di formarsi una personalità ricca, sempre più capace di vivere insieme, di stare accanto ad altre persone.

La formazione dei Volontari nell’Avulss si realizza con la formazione iniziale attraverso un Corso Base, di qualificazione settoriale e formazione permanente che favoriscono l’unità culturale, ideale e operativa degli associati.

Un altro punto di forza del volontario Avulss è senz’altro la capacità di operare in comunione con gli altri volontari con la convinzione che “insieme si può servire meglio” e si può garantire la continuità del servizio.

I volontari sono sostenuti, coordinati e seguiti dai responsabili di settore che svolgono altresì una funzione di collegamento con le strutture nelle quali operano e con gli altri responsabili dell’associazione.

C’è una domanda di natura personale che vorrei farle: le è mai capitato di farsi coinvolgere da una situazione in particolare?


Certamente, facendo servizio nelle case di riposo in questi anni ho incontrato delle persone con le quali ho stretto un rapporto particolare di amicizia e confidenza. Purtroppo spesso è capitato un peggioramento delle loro condizioni psico fisiche che mi ha addolorato e coinvolto emotivamente.


In questo caso, come ha agito?



Cercando di rimanere, ove possibile, accanto a loro fino all’ultimo con una presenza continua e a volte solo silenziosa.


C’è un messaggio che vorrebbe lanciare a tutti coloro che ci leggeranno?

Il volontariato da assistenziale è passato ad una forma partecipativa: un servizio che mira al recupero della dignità della persona e a dare voce a chi non ha voce e che promuove la rimozione delle cause che determinano il disagio.

Sempre più si va infatti affermando il ruolo partecipativo del volontariato che gli viene affidato dalle leggi, soprattutto in fase consultiva. In tale ambito il volontariato spesso è una risorsa “profetica” capace di anticipare le Istituzioni.

La sfida più grande del volontariato oggi è quella di unire allo slancio di un cuore grande, la forza dell’intelletto che si traduce in competenza: c’è una frase che esprime chiaramente il tutto: “fare bene il bene”: cuore e mente uniti in un progetto di solidarietà.


In conclusione, ringrazio Francesco per il tempo concessomi.



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