venerdì, Marzo 29, 2024
HomeMedicine a confrontoFacility dogs nei centri antiviolenza. Intervista a Patricia Dubois Zanini, operatrice Dog4Life...

Facility dogs nei centri antiviolenza. Intervista a Patricia Dubois Zanini, operatrice Dog4Life onlus.

Facility dogs, espressione che indica il sostegno di cani d’assistenza alle vittime vulnerabili.
Per meglio comprenderne  funzione, svolgimento ed effetti benefici,  dialogo oggi con Patricia Dubois Zanini, operatrice Dog4Life onlus Grosseto, il cui impegno è rivolto a  centri antiviolenza e case rifugio.

Buongiorno Patricia, come prima cosa ti chiedo di entrare non solo nello specifico dell’attività svolta da Dog4life, ma anche di quello che è il tuo ruolo.

Dog4Life è un’organizzazione senza fine di lucro che nel 2003, nasce con l’intento di trasformare e migliorare la vita delle persone con disabilità . Dog4Life opera principalmente in due ambiti; la dog therapy attraverso un protocollo innovativo e la mediazione animale con la formazione di coadiutori e cani.Io sono un’operatrice di mediazione animale, un educatore cinofilo e la responsabile del progetto europeo FYDO per Dog4Life.
Nel 2018 ho iniziato con l’idea di creare un progetto rivolto alle donne vittime di violenza domestica all’interno delle case rifugio.
Il sostegno avuto sia a livello di normative, standards e la formazione ricevuto dalla fondazione statunitense Courthouse Dogs Foundation è stato notevole.


Lavori a stretto contatto con centri antiviolenza, per questo motivo vorrei spiegassi a chi ci leggerà chi sono le vittime vulnerabili e in quale stato psicologico si trovano.

Le vittime vulnerabili sono tutte le persone che subiscono una violenza e per quella violenza subita necessitano di un sostegno particolare; MINORI,DONNE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE, PERSONE ANZIANE, PERSONE CON DISABILITA.
Nello specifico, Dog4Life collabora in Toscana con un centro Antiviolenza [ Olympia de Gouges della rete D.I.R.E]
Con i facility dogs diamo sostegno emotivo ed assistenza alle donne che si rivolgono al centro antiviolenza e alle donne che vivono all’interno della casa di prima o seconda accoglienza.Le donne arrivano in casa di prima accoglienza come conseguenza di un lungo e pericoloso vissuto all’interno della coppia nella tremenda logica della violenza , sia essa fisica, psicologica o economica.



Per quale ragione questo tipo di supporto all’interno di un centro antiviolenza o in strutture protette?

Prima di tutto bisogna capire lo stato d’animo di una donna che arriva in una casa rifugio, nel maggiore numero dei casi, perché hanno figli e nessun sostegno economico le donne non hanno altra scelta. Inoltre, la violenza subita le ha lasciate completamente distrutte e ci vuole un enorme coraggio per fare il passo che esse compiono per uscire dalla violenza, da questa drammatica esperienza le donne escono con la fiducia verso il prossimo pari a zero. La ragione primaria è di portare allegria, offrire un sostegno psicologico ed un’assistenza non convenzionale.





Innanzi a una donna che per anni ha subito soprusi, i quali, a loro volta,  generano mancanza di autostima, disperazione e scarsa fiducia nell’altro, come riesce un cane ad abbattere queste barriere risvegliando così una sana componente emotiva?

Molti studi scientifici hanno dimostrato come la presenza del cane possa stimolare l’ossitocina, l’ ormone del benessere ed abbassare il cortisolo, l’ormone dello stress; su questa base positiva si possono costruire una serie di interventi mirati al recupero delle capacità relazionali
La presenza allegra, non giudicante, l’ovvio amore incondizionato del cane agiscono in modo positivo, benefico sulla donna vittima di violenza domestica.
L’intervento di un cane all’interno della casa rifugio è da prevedersi su un lungo periodo, non si può pensare che facendo qualche apparizioni scodinzolanti si possa aiutare o sostenere le vittime. Si tratta sempre di progetti a lunga scadenza, in una casa rifugio si entra in punta di piedi e con umiltà. Il cane è uno straordinario veicolo sociale, nel suo comportamento, nel modo spontaneo con il quale si relaziona con gli esseri umani, egli va a toccare delle corde che in tutti vibrano, la tenerezza, l’allegria. Il ripetersi di questa modalità porta inevitabilmente ad uno stabilirsi di una relazione e alla base di questa relazione c’è la FIDUCIA.


Perché è in che modo l’animale riesce a conquistare la loro fiducia?

Anche se all’interno della casa rifugio esiste una assistenza reale e un’attenzione verso la donna vittima di violenza domestica da parte delle operatrici del centro antiviolenza, si tratta pure sempre di relazioni tra umani, ora le vittime di violenza domestica hanno tanti buoni motivi per non fidarsi perché non li è stato permesso di avere fiducia neanche in sé stesse! Il cane arriva settimane dopo settimane sempre felice , entusiasta, non giudicante e con il suo amore incondizionato dimostrando la sua gioia scodinzolando… Questa modalità richiama un desiderio profondo che tutti abbiamo, essere apprezzati, amati. Il cane lo dimostra in maniera assolutamente inequivocabile.



Le case rifugio accolgono la donna con i propri figli. In che modo la presenza di un amico a quattro zampe coadiuva allo sviluppo di una sana genitorialità?

Con i bambini, vittime di violenza assistite, (per quanto tanti si ostinano a dire che i bambini piccoli non si accorgono delle dinamiche mi permetto di dire che un bebè in grembo subisce la violenza come la madre!! ) la presenza del cane è soprattutto un elemento ludico ed allegro. Su questo si basa l’evoluzione degli interventi con il cane, si gioca insieme al bambino con il cane, poi si apprende con il cane, poi il cane e il bambino giocano insieme sotto lo sguardo molto vigilante della mamma, poi il bimbo gioca senza cercare la mamma con lo sguardo, poi la mamma e il bimbo giocano insieme e lì cambiano le dinamiche !
Un bambino anche piccolo , vittima di violenza assistita ha sempre un modo troppo maturo di relazionarsi con la madre, si sente responsabile, percepisce l’ansia, o in alcuni casi imita colui che agiva violenza sulla madre. Di conseguenza,  la relazione è assai “inquinata dalla violenza subita da entrambi”. Dal lato della mamma spesso c’è un abbandono del ruolo “educativo” la relazione non riesce a svilupparsi fuori dalla logica della violenza.
Il cane diventa l’oggetto congiunto di un interesse positivo, è facile avere fiducia nel cane, sono sempre momenti allegri quando arriva il cane, piano piano nello scorrere delle settimane si ristabilisce una genitorialità “equilibrata”. E sicuramente un punto di forza del sostegno emotivo e dell’assistenza che offre spontaneamente il cane. Perché se la madre si sente competente nel suo ruolo di genitore , riprende fiducia in sé stessa.


Al fine di percepire determinate emozioni, come avvicinate un animale ad esse? In tal caso, entriamo nell’ambito dell’addestramento. Come si svolge?

Credo di potere dire che quando scegliamo un cucciolo per diventare un cane d’assistenza alle vittime vulnerabili scegliamo un cucciolo che mostra una chiara attrazione per l’umano. Il cane è il migliore amico dell’uomo è ormai un proverbio, in questa frase c’è molta saggezza, il cane ha una notevole capacità empatica innata. Nell’addestramento un istruttore esalterà le caratteristiche che maggiormente verranno impiegate nello svolgere il compito per il quale il cane è stato addestrato.
Nel caso di Love , la mia Golden Retriever addestrata per il progetto europeo FYDO, così come per gli altri due cani, Ophelia e Brio , le numerose simulazioni acuiscono la sensibilità verso le vittime vulnerabili e permettono al cane di rimanere al fianco della vittima e di offrire il sostegno emotivo in qualsiasi circostanza.






Quali sono le reazioni del cane di fronte alle emozioni altrui?

Il cane d’assistenza alle vittime vulnerabili è sintonizzato sulle emozioni altrui, identifica senza problema quale è la utente che ha bisogno del suo sostegno e rimane al suo fianco senza distrarsi perché in questo momento la vittima è la persona più importante al mondo e questo è un messaggio potente che la vittima percepisce.


Che tipo di relazione viene a instaurarsi  tra l’animale e i vari soggetti coinvolti, quindi tra animale, vittima e operatore.
Come lavorano queste componenti insieme e quanto dura il vostro percorso a tre?


Il ruolo dell’operatore è di favorire la relazione tra il cane e i soggetti coinvolti ma in modo discreto e umile, spesso il cane propone dei comportamenti che rendono la presenza dell’operatore secondaria. L’operatore sa come comportarsi con gli utenti e come preservare sempre il benessere del suo cane. Il cane e l’operatore sono un binomio, la capacità di leggere il linguaggio del corpo del cane è essenziale, nell’osservare il cane , l’operatore apprende a leggere in modo corretto anche  il linguaggio del corpo delle vittime vulnerabili. Ciò permette all’operatore di proporre delle attività che favoriscono il legame tra la vittima e il cane. La sensibilità, l’esperienza e la formazione dell’operatore, ( coadiutore, conduttore) sono elementi essenziali al buon funzionamento del binomio.
Il nostro percorso dovrebbe idealmente durare il tempo necessario alla donna per acquisire una determinata fiducia in sé stessa e una certa autonomia.





È possibile affermare che l’intervento dell’animale rieduchi nell’approccio al mondo, un mondo fino a quel momento inesistente?

La parola rieducare non è adeguata, il cane offre con il suo sostegno e la sua assistenza un modello di relazione basato sulla fiducia, la genitorialità sana e sull’emancipazione. È utile ricordare che all’interno di una casa rifugio una donna fa un percorso assistito con una psicologa e con le responsabili della stessa casa. Dopo avere creato per 12 mesi  un forte legame con il cane, la vittima di violenza domestica ( la donna) lo conosce bene, conosce i suoi bisogni, sa come ottenere da lui il comportamento richiesto, si ritrova munita di una capacità di porre uno sguardo diverso sul mondo che la circonda.  ( anzi di porsi in modo adeguato nel mondo che la circonda).


Stando alla tua esperienza personale, quali sono i benefici riscontrati?


I benefici sono senza dubbio la capacità di riconoscere che una relazione è basata sulla fiducia, che essere genitore è anche essere un educatore, che le capacità per affrontare il mondo là fuori sono dentro di ognuna delle vittime, ovverosia: la fiducia, genitorialità sana ed emancipazione.



FYDO è un nuovo progetto nel quale sei impegnata, che tra l’altro è stato già presentato in Parlamento Europeo, il cui scopo è permettere al cane di entrare in tribunale. Hai voglia di entrare nel merito, sottolineando gli effetti che la presenza dell’animale ha sulle vittime vulnerabili nel momento in cui si trovano a dover testimoniare.

Lo scopo del progetto europeo FYDO è di offrire in Europa attraverso cani appositamente addestrati un servizio di assistenza alle vittime vulnerabili, siano minori, donne, persone anziane o con disabilità. Rendere giustizia non è l’unico modo di assistere una vittima.
Questo progetto è transnazionale , vede coinvolte varie associazioni europee con la consulenza di Courthouse Dogs Foundation (USA).
La presenza del cane come supporto emotivo in procedimenti penali aiuta a ridurre la vittimizzazione secondaria e le sindromi post traumatici. Questo progetto prevede oltre all’addestramento dei cani, il lavoro che essi svolgeranno, una valida ricerca sugli effetti benefici per le vittime vulnerabili, la formazione dei coadiutori e le buone prattiche.
Dog4Life in questo progetto si occupa dell’addestramento di 3 cani, 2 in Toscana e uno in Veneto, l’implementazione del progetto FYDO si svolgerà in Toscana in due case rifugio  e a Milano presso il CIPM dove interverrà Viviana Cialoni, istruttore, docente di mediazione animale e coadiutore con il suo cane Amo’. E inoltre previsto una serie di interventi nelle scuole di Grosseto per sensibilizzare gli studenti sul tema della violenza di genere nelle scuole superiori, queste attività verranno svolte con l’assistenza dei nostri cani . La mia speranza è che a breve in Italia, nell’ambito del diritto delle vittime  vulnerabili venga riconosciuto il diritto all’assistenza di Facility Dogs, sia al momento della denuncia, che nello svolgersi del processo penale. In Francia da giugno 2019 ad oggi sono stati addestrati 4 cani che assistono vittime vulnerabili nei tribunali.


Prima di salutarti, ti pongo due domande che potrebbero essere d’aiuto a tutti coloro che volessero intraprendere la tua strada: quali doti deve avere un operatore? Quanto è fondamentale la conoscenza del trascorso del soggetto con il quale vi state per relazionare?

In Italia, solo Dog4Life ha le caratteristiche e gli standards richiesti a livello europeo ed internazionale per preparare gli operatori e i cani d’assistenza alle vittime vulnerabili. In effetti una condizione sine qua non è l’essere membro o candidato dell’ADI , Assistance Dogs International, tale organizzazione stabilisce gli standards per l’addestramento e certifica gli istruttori, coadiutori e i cani delle organizzazioni membri.Un operatore (coadiutore) del cane d’assistenza deve avere seguito una formazione di operatore di mediazione animale presso un centro Dog4Life con il suo cane che in seguito verrà appositamente addestrato da un nostro istruttore. Oltre alle qualità già elencate in un’altra risposta, viene richiesto agli operatori una valida formazione per assistere al meglio le vittime vulnerabili, nel caso delle attività all’interno delle case rifugio, viene richiesto una formazione completa come operatrice di centro antiviolenza. ( ovviamente, un avvocato, una psicologa, un membro delle FF.O sono eccellenti candidati purché abbiano fatto il percorso di formazione richiesto).



RELATED ARTICLES

Most Popular

Recent Comments