mercoledì, Aprile 24, 2024
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Nellie Bly, dieci giorni in manicomio.

“Battevo i denti e tremavo, il corpo livido per il freddo che attanagliava le mie membra. All’improvviso tre secchi di acqua gelida mi furono versate sulla testa, tanto che ne ebbi gli occhi, le narici e la bocca invase. Quando, scossa da tremiti incontrollabili, pensavo che sarei affogata, mi trascinarono fuori dalla vasca. Fu in quel momento che mi sentii realmente prossimo alla follia”.

Nota a tutti come la pioniera del giornalismo investigativo, Elizabeth Jane Cochran, conosciuta con lo pseudonimo di Nellie Bly, nacque il 5 maggio 1864 a Cocheran’s  Mills, parte dell’attuale periferia di Pittsburgh.
Nel 1885 George Madden, direttore del Pittsburgh Dispache, rimase colpito dalla risposta che la ragazza, firmandosi “Orfanella Solitaria” inviò al giornale a seguito di un editoriale dal chiaro stampo misogino: “What Girls Are Good For “.
Iniziò così la carriera giornalistica di Elizabeth che, per decisione dell’editore, si firmò sempre come Nellie Bly“.
Descrisse la difficile condizione delle donne lavoratrici e decise in seguito di recarsi in Messico per divenire corrispondente dall’estero.
I report su costumi e vita del popolo Messicano furono poi raccolti in un volume intitolato “Sei mesi in Messico”.
Minacciata di arresto quando scrisse contro l’arresto di un giornalista locale, ritornò negli Stati Uniti.
Nel 1887 lasciò il Pittsburgh Dispache e si trasferì a New York, intrepida di presentò a Joseph Pulizer: ottenne così il primo incarico per il “New York World “.
Si finse mentalmente disturbata al fine di provare  abusi e violenze subite da pazienti per mano di medici e infermieri crudeli e incompetenti  rispetto al ruolo svolto.
Nellie  convinse giudice e medici del suo stato di follia,  acquisì l’identità di Nellie Brown, povera ragazza squilibrata e fu ricoverata  qualche giorno presso il manicomio dell’Isola Beckwell.
Quanto documentò fu una vera propria violazione dei diritti umani, perpetuata da coloro che avrebbero dovuto prendersi cura dello stato di fragilità altrui.
Nel resoconto di quei dieci giorni si legge di donne infreddolite, denutrite e portate allo stremo; alcune di esse furono reputate pazze  da un équipe di “esperti”, quando la realtà presentava lievi crolli emotivi.
Legate, se considerate violente.
Pestate, malmenate e derise da infermiere prive di senso umano.
Si legge: “Prendi una donna, perfettamente sana, rinchiudila in una stanza gelida e costringila a sedere dalle sei del mattino alle otto di sera, impedendole di muoversi e di parlare, alimentandolo con pessimo cibo, senza mai darle notizie di ciò che accade nel resto del mondo e vedrai come, ben presto, la condurrai alla follia… Due mesi sono sufficienti a provocarle un vero e proprio esaurimento fisico e mentale”.
Gli articoli circa l’esperienza presso l’Istituto Psichiatrico sull’ Isola Backwell vennero, a grande richiesta, racchiusi in un unico libro: “Dieci giorni in manicomio” .
Convocata innanzi al Gran Giurì accompagnò i membri della Corte a visitare di persona il luogo degli orrori.
Il risultato fu, che a seguito della testimonianza della giovane donna, per la prima volta nella storia, 1.000.000 di dollari vennero  destinati alla cura di malattie mentali.
Nel corso della carriera, Nellie Bly, si occupò spesso di lavoro minorile, sfruttamento e mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel momento in cui lo Stato della Pennsylvania modificò le leggi sul matrimonio e relativo divorzio, apportando ulteriori restrizioni alle libertà delle donne, contrastò fortemente tale decisone per mezzo di interviste a donne divorziate.
Nel 1890 raggiunse il successo con “Il giro del mondo in settentadue giorni”.

Attivista per i diritti umani, si fece anche arrestare allo scopo di denunciare al mondo le condizioni delle donne detenute in carcere.
Nel 1894, a Chicago, raccontò lo sciopero delle Pullman Railroads dalla prospettiva dei lavoratori.
Quello di Nellie, non fu un banalissimo raccontare, ma in ogni articolo, mise sempre se stessa: la propria personalità, il proprio lato emotivo e proposte per rendere migliore la situazione.
Inseguito al matrimonio, lasciò temporaneamente il giornalismo, salvo poi tornare sul pezzo allo scoppio della Prima Guerra Mondiale: inviata di guerra per il “ New York Evening Journal” testimoniò un inferno fatto di terrore e corpi straziati.
Rientrata a New York proseguì con l’attività giornalistica fino al 1922 quando si spense a causa di una polmonite.
Fu incoronata dal “New York Journal” come “Migliore Reporter D’America”.





Nellie Bly

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