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Amedeo Modigliani, l’artiste maudite.

Amedeo Modigliani noto anche come “l’artiste maudite” nasce a Livorno il 12 luglio 1884.
Ashish e assenzio incidono su salute e carattere anziché portarlo a scandagliare la fantasia creativa nel profondo.
Artista dunque maledetto, recluso all’interno di una vita bruciata, capitano di una vana rivolta.
Giunge a Parigi nel 1906 sedotto da una città vivace, audace, nucleo del mondo artistico e culturale di quei tempi; a guidarlo una forte necessità di rinnovamento.
Modigliani incarna la figura del dandy, fine e singolare che, attraverso i suoi modi di fare e vestire, cerca di esprimere la sua superiorità rispetto al gusto delle classi medie.
L’attenzione dell’artista non è rivolta alla sola pittura, bensì anche alla scultura.
Modigliani è incantato dalle civiltà primitive.
Da questa passione sorgono opere distinte ed armoniose dall’ antica bellezza come “Cariatide appoggiata sul ginocchio destro” e “Cariatide in piedi”.

 

 

Cariatide appoggiata sul ginocchio destro, 1913

Nel 1911 l’incontro con la ventenne poetessa russa Anna Achmatova è all’origine di alcune importanti opere, tra le quali la scultura raffigurante la testa della giovane.

Testa di donna, 1911/1912

Il periodo compreso tra il 1916 e il 1917 è quello dei grandi nudi i quali provocano indignazione al punto che la prima personale dell’artista promossa da Zborowski presso la Galleria Berth Weill viene chiusa il giorno dell’inaugurazione su ordine della polizia.

Nudo sdraiato con le mani dietro la testa, 1917

Le ragioni di ciò sono legate all’approccio di Modigliani al nudo che sorge dalla mescolanza  tra la formazione classica (arte italiana rinascimentale) dello stesso e una visione moderna del corpo femminile.

Nudo sdraiato coi capelli sulle spalle, 1917

I corpi sono sensuali, in stato di quiete e caratterizzati da posizioni voluttuose.
Da ricordare a tal proposito:
Nudo Sdraiato con le mani dietro la testa, 1917
Nudo coi capelli sulle spalle, 1917
Nudo accovacciato, 1917

Nudo Accovacciato, 1917

Giovanni Sheiwiller, editore e critico d’arte, pone l’accento sul coinvolgimento emotivo di Modigliani verso la modella: “Non conosco nudi moderni che mi diano la sensazione potente di intimità spirituale vissute tra il pittore e la sua creatura, come quelli di Modigliani”.
Nelle sale dell’Accadémié Colarossi incontra Jeanne Hébuterne, studentessa al corso di disegno. La giovane ha da poco compiuto i diciannove anni, Amedeo ne ha trentatre, i due instaurano una relazione amorosa e nel 1918 la donna gli dona una figlia che ne orienta gli ultimi anni di vita.
Jeanne è ritratta in circa venti occasioni tra le quali:”Jeanne Hébuterne seduta con il braccio sulla spalliera” e “Jeanne Hébuterne con pullover giallo”, dai quali si deduce la devozione per l’uomo verso la sua donna; questa relazione dona a Modigliani la serenità a lungo cercata.

Jeanne Hébuterne seduta con il braccio sulla spalliera, 1918

Amedeo si spegne il 24 gennaio 1920.
Alla fine del 1919 dipinge il proprio autoritratto.
Ebreo italiano, devastato da hashish e vino, personalità complicata, carattere difficile, fragile, sensuale nel suo abito di velluto, perso nell’universo femminile è sempre benvoluto dalla società.
In realtà la sua biografia non termina il 24 gennaio, si può dire che la sua vita si conclude definitivamente con il gesto disperato di Jeanne, la quale al nono di mese di gravidanza si scaraventa dal quinto piano.
Jeanne, a suo modo, crea continuità, nella vita come nella morte.

Autoritratto, 1919

Mara Cozzoli

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