sabato, Luglio 27, 2024
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Clitennestra, la “colpa” di una donna.

“Regina, che tossico frutto della zolla inghiottisti, che filtro stillato dall’onda salmastra per commettere l’assassinio?”. 
Eschilo, Agamennone

Figura che compare nelle opere di Omero, Euripide ed Eschilo.
Secondo quanto si legge, potrebbe apparire l’ icona della donna  ignobile, un essere diabolico che si macchia di uno dei più atroci delitti: l’omicidio del marito sostenuta dalla complicità dell’amante.
Clitennestra, a differenza di Penelope, non si arrestò tessendo una tela ad attendere Odisseo, il coniuge, ma si permise di sfogare l’anima passionale e carnale, abbattendo così ogni rigido principio morale.
Al contrario di Alcesti, tragedia a lieto fine di Euripide, nella quale la protagonista sacrifica la propria vita per avere salva quella di Admete, suo uomo, come già scritto in precedenza, si avvalse invece del diritto di strapparne l’esistenza.
Un’analisi questa, obsoleta e superficiale, incapace di dare spazio a contorno e introspezione.
Ripensando alla turpe vicenda, il punto focale è uno: Clitennestra incarna l’essere femminino oppresso.
Cosa ne racconta il mito?
Matrimonio impostole con re Tantalo secondo la logica dei tempi, e dal quale ebbe un figlio.
Nel momento in cui Agamennone, re di Micene, spinse guerra alla sua città, subì il duplice lutto di marito e figlio.
In seguito, e come da guerra che si rispetti, fu sottoposta a una delle più atroci violenze psicologiche: divenne moglie dell’omicida e madre di Ifigenia, Cristofemi, Elettra e Oreste.
La storia, non si concluse certo qui: Agamennone si armò contro Troia. Per placare l’ira di Artemide e poter così salpare verso la meta prefissata, immolò la primogenita Ifigenia, che ad insaputa di tutti venne messa in salvo dalla Dea.
Durante l’assenza di Agamennone, si gettò tra la braccia di Egisto.
Al rientro da Troia, Agamennone, sempre secondo i principi barbari e violenti di una mentalità bellica, portò con sé come schiava e concubina la profetessa Cassandra.
Fu a questo punto che si compì l’omicidio, che coinvolse anche Cassandra, (vittima quanto la mano assassina) e ripagò così della morte della giovane Ifigenia.
Il dramma sfociò in ulteriori rancori familiari: Clitennestra perì sotto i colpi di Oreste ed Elettra, schierati a vendicare la morte del padre.
In termini tecnici: matricidio.
Nella mente di Oreste, in questo caso, l’uccisione della madre significò
anche escludere la possibilità che le donne, in futuro, potessero uccidere i loro mariti.
Oggettivamente, altro non fece che lasciarsi guidare dalla stessa legge che guidò la genitrice: sangue in cambio di sangue.
“Se stato tu la mia rovina, vecchio,/perché hai messo al mondo una figlia infame./ È per la sua audacia spudoratache sono rimasta senza mio padre/ e sono diventato l’assassino di mia madre./ Vedi che Telemaco non ha ammazzato la sposa di Odisseo/ è stato perché lei non passava da un marito all’altro,/e il letto nuziale è rimasto incontaminato nella casa.”  Eccole, le parole di Oreste a Tindaro. (Oreste, Euripide).
Accecata dall’odio derivante dal sacrifico della figlia, Clitennestra, commise dunque il proprio crimine.
Il dolore causato da regole arcaiche, caratterizzanti una società patriarcale, permise al demoniaco insito, forse, in ognuno di noi, di esplodere, non appena  toccate nella parte più intima e fragile di sé.
“Adesso tocca a me fuggire il paese, affrontare l’astio, la pubblica esecrazione, : così tu ora sentenzi. Non facesti contrasto in passato a quest’uomo. Lui, senza scrupolo immolò la sua figlia, frutto doloroso e adorato del mio parto. Doveva affascinare, in Tracia, il calo del vento. A lui no, non toccava l’espulsione da questo paese, a fargli scontare il crimine osceno. Alle mie azioni, invece, tendi le orecchie, e ti fai giudice senza pietà” (Eschilo, Agamennone).
Chi ha peccato scagli la prima pietra.
“Clitennestra, Il Processo”, tra le Prime Nazionali,  è  solo uno dei 27 spettacoli che attualmente  si stanno susseguendo sera, dopo sera, nel corso della diciassettesima edizione di “Festival Internazionale Volterra Teatro Romano” , il quale vede impegnati ben 300 artisti. Chiamata ad interpretare il complesso ruolo di Clitennestra, Valeria Contadino. Testi ad opera di un’altra donna: Alma Daddario.
Regia: Sebastiano Tringali
Mediapartner manifestaziione : One&One entertraiment group.

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