In un manga l’universo adolescenziale
Spesso le rappresentazioni hanno lo scopo di interrogarci.
Il manga digitale della quindicenne Elisa Bozzi si colloca in questo quadro, aprendo così un varco di riflessione.
Nasce da un’età in cui il pensiero è ancora in formazione, ma già capace di esplorare (nonostante la vulnerabilità) il tempo, l’identità e il proprio stare nel mondo.
Il conflitto ne costituisce parte integrante e l’immaginazione assume il ruolo di strumento idoneo a dare forma a ciò che non è ancora del tutto nominabile.
Dal punto di vista psicologico, elementi fantastici quali corna e coda richiamano una dimensione simbolica: segni di un’alterità interiore, di quelle parti di sé che in questa fase emergono senza trovare ancora un nome.
Il divenire è la lente filosofica attraverso cui leggere l’opera.
L’orologio tenuto nel palmo della mano interrompe la narrazione visiva e introduce una considerazione: esso è soggettivo, infinito e urgente al contempo, pronto a misurare il cambiamento.
Nulla è definitivo, bensì orientato verso una potenzialità in crescita.
Sul piano emotivo, il lavoro di Elisa è attraversato da una tensione trattenuta solo in parte.
I colori scuri e profondi costruiscono uno spazio quasi mentale, nel mentre il corpo, proteso in avanti, affiora come pensiero incarnato.
Tutto si tramuta in uno spazio di intimità, dove luce e ombra dialogano restituendo fragilità, ricerca di equilibrio, concentrazione e consapevolezza.
Ciò che colpisce è la capacità di raccontare l’adolescenza come una condizione esistenziale legittima, densa di domande e possibilità.
Ed è proprio in questo che risiede l’autenticità di una giovane artista.

Mara Cozzoli