Ritorna Rigaff: una street art politico-sociale che interroga la città
La nuova opera di street art di Rigaff prende forma a Milano, in Viale Monza, sotto il ponte della ferrovia all’altezza della fermata Rovereto (MM1). “Crucifixio”, parte della collezione Politic POP, affronta temi di identità, esclusione e cambiamento sociale.
A ridosso delle festività, quando tutto sembra chiedere leggerezza e rassicurazione, Rigaff sceglie un’altra strada. La sua arte torna nello spazio urbano come esperienza da attraversare, un dono scomodo che non si consuma in uno sguardo veloce. La nuova opera entra nella collezione Politic POP con il numero 12 e un sottotitolo che è già una dichiarazione d’intenti: “Crucifixio”.
Il latino, lingua della memoria e del sacro, introduce una dimensione che va oltre l’immagine.
È una creatività capace di mettere in crisi, con un impatto visivo immediato e destabilizzante. Una crocefissione che cerca una ragione.

Rigaff mette in scena il diverso, colui che viene isolato, giudicato, sacrificato sull’altare di una morale condivisa solo in apparenza.
Una morale fragile, fondata su perbenismo e ipocrisia, che necessita di un colpevole per sopravvivere. Se Gesù fu crocifisso per la sua visione rivoluzionaria, oggi chi è il nuovo corpo da esporre? Chi è il bersaglio di una società che teme il cambiamento?
“Crucifixio” diventa così simbolo di un’evoluzione silenziosa ma inarrestabile: quella del pensiero, dei costumi, dell’identità.
Un invito a superare categorie, etichette e stereotipi per riconoscerci simili nella nostra comune umanità. Ed è proprio questa possibilità di libertà a spaventare chi resta aggrappato a modelli superati.

Non è un caso che questa nuova opera trovi casa in uno dei luoghi ormai iconici della produzione di Rigaff: la “Saga Trump”, in Viale Monza, sotto il ponte della ferrovia, all’altezza della fermata Rovereto della Metropolitana Linea 1.
Dal 2018 l’artista ha trasformato questo luogo in un vero e proprio archivio visivo contemporaneo, dove politica, società, religione e costume si intrecciano in un racconto stratificato.

Mara Cozzoli