
Modica, bellezza liquida: l’arte di Miky Degni tra vino, colore e riflessione.
Ci sono luoghi che non ospitano mostre, ma le abbracciano come si accoglie un ritorno a casa.
Modica è uno di questi: città barocca, scavata nella pietra e illuminata da un sole che sembra scolpire le facciate, è stata il palcoscenico di “Il vino dipinto” mostra di Miky Degni, visitabile dal 2 settembre al 2 ottobre 2025, artista che ha scelto il vino come materia colorante e la carta d’Amalfi come tela.
L’ex Convento del Carmine, con i suoi chiostri antichi e l’eco dei passi sul selciato, custodisce venti grandi tele che trasformano il vino in sfumature e memoria. Ogni opera non racconta solo storie visive, ma apre una finestra sulla contemporaneità, sui sentimenti, sulle sensibilità del mondo.

“Tutte le figure e i dipinti che creo hanno una dominante che va dai rosa, ai rosini, ai marroni e a tutte le sue varianti cromatiche, in base a come utilizzo il nettare di Bacco.
Utilizzo la carta d’Amalfi perché è il supporto che reagisce meglio, riesce ad assorbire in modo diverso rispetto alla classica tela da pittura e risponde, sicuramente, nella maniera che a me è più congeniale.” spiega l’autore
Degni non si limita, conseguentemente, a sperimentare una tecnica insolita.
Il vino non è solo piacere o ebbrezza: è sostanza vitale, nutrimento della materia, energia che prende forma sulla carta. Ogni goccia lascia tracce che respirano, si sedimentano, parlano di fermentazioni lente, di attese e di tempo sospeso.
Nei suoi dipinti si intravedono città sotto cieli carichi, deserti che avanzano, iceberg che si sciolgono. E c’è un richiamo silenzioso alle contraddizioni del mondo: soldati in controluce, detonazioni invisibili, frammenti di guerra che emergono da macchie apparentemente decorative. Non è un collage di tragedie, ma un canto in cui la bellezza assume consapevolezza e invita alla riflessione.

Egli concepisce l’arte come potente strumento di comunicazione, capace di diffondere segnali che scuotono le coscienze e invitano a osservare le contraddizioni del nostro tempo.
“Penso che ogni artista abbia il dovere, attraverso la sua opera, di denunciare, metterci la faccia e dire ciò che pensa rispetto alle tematiche che minano la nostra democrazia. In fondo, a cosa serve l’arte se non a provocare e a sollecitare le coscienze dei ben pensanti?”.
Così, il vino che accompagna normalmente i nostri momenti di festa si trasforma: diventa simbolo di delicatezza, traccia di comunità in cammino, eco di un pianeta che chiede attenzione. Le tele diventano specchi, domande aperte che il fruitore è invitato a raccogliere.

L’apertura non è stata un semplice vernissage, ma un rito collettivo, in cui arte e vino si sono intrecciati come due linguaggi dello stesso pensiero.
La degustazione curata da Giorgio Solarino per ONAV non offriva solo calici, ma ponti sensoriali: ogni sorso suggeriva letture, ogni profumo rispondeva alle sfumature, ogni goccia dialogava con lo sguardo.
Un’esperienza condivisa, dunque, in cui la comunità si è ritrovata attorno al senso più profondo dell’arte e del territorio.

Degni non ha voluto spettatori, ma partecipi: uomini e donne chiamati non solo a guardare, ma a sentire, pensare, lasciarsi provocare.
Il vino rosso che quest’ultimo utilizza non è una semplice materia colorante: è radice e identità, frutto di terre che parlano attraverso la loro essenza.
Ogni macchia porta con sé il sapore dei vigneti, la fatica dei contadini, la memoria di paesaggi che resistono. In questo dialogo tra arte e natura, la pittura diventa atto di custodia: proteggere un territorio significa proteggere anche la sua cultura, i suoi simboli, le sue storie.
Così, nelle tele, il vino non perde il suo legame originario: resta canto dell’origine e segno di appartenenza.
Recarsi a Modica, percorrere le sale dell’esposizione, equivale ad essere parte di un rito che non è solo estetico, ma etico.
Significa credere che l’arte possa ancora farsi voce civile, che un calice possa diventare parola, che una macchia possa trasformarsi in coscienza.
In fondo, ciò che Miky Degni ci chiede è semplice: guardare oltre la meraviglia e ascoltarne la coscienza.

Mara Cozzoli
