
“Oltre la pelle”: Erika Berra e la soglia nascosta del sentire
Vi è qualcosa di celato in “Oltre la pelle” di Erika Berra, che affiora lentamente alla vista fino a pervadere, sottilmente, la psiche.
Di spalle, una donna, si staglia al centro della tela con una grazia quasi sospesa, delineata da tratti neri decisi eppure mai invadenti.
La linea, elegante e continua, crea un corpo che non è solo forma ma gesto, attitudine, respiro trattenuto.
Le curve sono fluide, i contorni si amalgamano al fondale come se la figura stesse emergendo da un pensiero.
La sensualità ivi presente si traduce in muta introspezione.
I capelli legati in uno chignon parlano di ordine, di pudore e, al contempo, di malinconia.
La postura leggermente inclinata, con il braccio che cade lungo il fianco, evoca vulnerabilità.
Il fondale è uno spazio vivo, pulsante.
Un’esplosione di tonalità calde è attraversata da tracce scure e bianche che sembrano graffi di pensiero, frammenti emotivi.
Non è una semplice decorazione astratta: quei segni sono voci, respiri, forse lacrime asciutte.
Le diagonali chiare che tagliano la scena aggiungono profondità, suggerendo movimento e transizione. Come se la figura fosse sul punto di attraversare una soglia: da un prima a un dopo, da un dentro a un oltre.
Berra lavora l’acrilico con una leggerezza decisa. La materia è sottile ma presente, come un velo che non copre, ma protegge.
L’attenzione si sofferma sul non detto, evidenziando l’atmosfera psicologica che si deposita tra la scelta cromatica e i segni.
“Oltre la pelle” rappresenta un invito pacato ma forte: guardare, sì, ma senza irrompere prepotentemente.
Perché ciò che conta davvero in quest’opera non è quanto vediamo, ma quello che sentiamo innanzi a parti di noi che non possiamo afferrare.
“Oltre la pelle”, Erika Berra
Acrilico su tela
40×40 cm
2025

Mara Cozzoli
