
Obesità: oltre l’aspetto, c’è una malattia
Si parla sempre più spesso di accettazione, di libertà di espressione del corpo, di inclusività.
Tutti temi giusti, urgenti, necessari.
Ma quando si scivola nell’idea che l’obesità sia solo una questione estetica, si perde di vista una verità che non possiamo permetterci di ignorare: l’obesità è una malattia.
Grave, cronica, con effetti pesanti sulla salute fisica e mentale.
Eppure, il messaggio che circola – soprattutto online – è un altro.
C’è chi la trasforma in un simbolo di orgoglio o di ribellione, chi la rivendica come forma di libertà personale, chi la normalizza in nome della body positivity.
Il punto è che l’obesità non è uno stile, né un’identità. È una condizione medica che, se non affrontata, riduce la qualità della vita, ne accorcia la durata e colpisce l’autonomia, la mobilità, la serenità.
Non serve giudicare, ma nemmeno nascondere.
I numeri parlano chiaro. In Italia, secondo i dati del 2024 dell’Istituto Superiore di Sanità, il 46% degli adultiè in sovrappeso e il 12% è obeso. Un dato ancora più preoccupante riguarda bambini e ragazzi: uno suquattro presenta un eccesso di peso già in età scolare.
Significa che il problema inizia presto, spesso in silenzio, e tende a cronicizzarsi se non viene affrontato per tempo.
Chi vive con l’obesità ha un rischio molto più alto di sviluppare patologie come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione, steatosi epatica, apnee notturne e persino alcuni tumori (colon, seno, endometrio).
Anche la salute psicologica è coinvolta: ansia, depressione, isolamento sociale, disturbi dell’immagine corporea.
A subirne le conseguenze non è solo il corpo, ma la persona nel suo insieme.
E nei ragazzi, tutto questo si amplifica.
L’adolescenza è il tempo in cui ci si definisce, in cui si cerca approvazione, in cui il giudizio pesa più che mai. Se un ragazzo è obeso, spesso si chiude in sé stesso, si vergogna, smette di uscire, si rifugia nel cibo.
Non è pigrizia, non è svogliatezza. È un dolore interiore che rischia di accompagnarlo per tutta la vita e minarne l’autostima.
Oltre l’80% degli adolescenti obesi rimarrà obeso da adulto, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Per questo serve chiarezza.
Accettare il proprio corpo non significa fingere che stia bene.
La salute non è un’opinione, e l’obesità non è un dettaglio estetico, bensì uno stato che limita la vita, riducendone la durata e compromettendone la qualità.
Va trattata con rispetto verso chi ne soffre, ma anche con responsabilità, prevenzione, trattamento.
Servono interventi strutturati: educazione alimentare, sport accessibile e, se necessario, supportopsicologico con relativi percorsi terapeutici.
Famiglie, scuole, istituzioni, professionisti: ognuno ha un ruolo.
E anche i media devono fare la loro parte, evitando messaggi superficiali, estremismi e mode che confondono.
Mara Cozzoli
