La moda con il passaporto sostenibile: l’atelier di Nicoletta Fasani che cuce etica e design
Milano sa ancora essere sentimentale e delicata, lontana dalle tendenze passeggere e dal rumore del presente.
A Villapizzone, borgo milanese dall’atmosfera sospesa, tutto questo emerge con naturalezza: strade silenziose, botteghe quasi fuori dal tempo e un ritmo che invita a rallentare.
È qui, in via Paolo Mantegazza 36, che ha trovato casa l’atelier di Nicoletta Fasani, uno spazio in cui la moda diventa racconto di responsabilità, bellezza e futuro.
«Il bello è conseguenza del giusto», non è solo il claim del brand, ma la bussola che orienta ogni scelta creativa e produttiva di Nicoletta.
Milanese, laureata in filosofia e con un passato da formatrice, nel 2010 ha deciso di dare forma alla sua passione più autentica fondando il marchio che porta il suo nome.
Un percorso fatto di ricerca, sperimentazione e coerenza, che l’ha portata anche a brevettare uno dei suoi capi simbolo, il bi-kini, un modello trasformabile composto da due rettangoli indossabili in modi diversi.
Nel 2020 arriva un altro passo importante, con l’apertura dell’atelier a Villapizzone, dove tradizione artigiana e innovazione convivono, dando vita a collezioni sospese tra design e sartoria.
Abiti trasformabili e componibili, nati dallo studio di forme geometriche essenziali (rettangoli e quadrati) capaci di adattarsi al corpo e alla vita di chi li indossa: top che diventano gonne, tubini che si trasformano in maglie o sciarpe.
Ma la vera rivoluzione è tutta nella trasparenza.
Grazie alla collaborazione con Renoon, piattaforma tecnologica italo-olandese per la moda responsabile, ogni articolo firmato Nicoletta Fasani è dotato di un passaporto digitale di prodotto (DPP), che racconta la storia dell’abito dalle materie prime ai fornitori, dalle certificazioni ambientali ai dettagli della produzione, fino alle istruzioni per la manutenzione.
Un sistema innovativo, in linea con le future direttive europee, che rappresenta un traguardo importante per una piccola impresa artigianale.
La sostenibilità, in questo spazio, non è uno slogan. I tessuti sono tutti naturali e certificati bio: seta, cotone organico, bamboo, canapa, ortica e cupro.
La produzione segue un approccio “rifiuti zero”, in cui l’upcycling diventa pratica quotidiana. Non a caso l’atelier ospita anche laboratori di “scartoria” per adulti e bambini, dove dagli scarti di tessuto nascono collane, bracciali e portachiavi, piccoli gesti che educano alla cura e al rispetto delle risorse.
Una visione che ha ottenuto riconoscimenti importanti: nel novembre 2023 la stilista ha ricevuto dalla Camera della Moda e dalla Camera di Commercio il Premio “Impresa e Valore” per l’impatto sociale e ambientale sul territorio.
È inoltre tra le Imprese Lombardia 2030 selezionate dalla Regione ed è inserita nel Catalogo del Comune di Milano dedicato all’economia circolare.
La ricetta? Cura artigiana, creatività, attenzione progettuale e, sì, anche un pizzico di riflessione.
Come ricorda la fondatrice: «di pianeta ne abbiamo solo uno».

Mara Cozzoli