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Milano più sociale. Periodico di informazione online

Giovanni Lucchesi, l’impresa etica e le tre facce di PRISM.

inclusione e visione imprenditoriale, la moda sociale diventa un modello possibile e vincente.

La moda etica non è un’utopia romantica, ma una necessità concreta. Per affermarsi ha bisogno di visionari, persone capaci di leggere il presente e anticipare il futuro.
Giovanni Mario Lucchesi è uno di loro.

Classe 1992, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Milano,
Lucchesi costruisce il proprio percorso partendo dall’impegno sociale. Il volontariato inizia presto, dall’oratorio di quartiere fino alle associazioni che lavorano con persone ai margini, in particolare migranti e senza dimora. Le esperienze internazionali (Kenya e Cina ) ampliano lo sguardo, ma è in Zambia che matura la svolta: un anno a supporto di un centro di formazione per giovani, con un focus su una sartoria che produce manufatti destinati al mercato turistico.

Rientrato in Italia, Giovanni porta con sé un’idea chiara: fare impresa come strumento di cambiamento culturale. Nasce così Mafric, brand di moda sostenibile ispirato ai tessuti africani e fondato sull’inclusione lavorativa delle persone fragili. Il progetto cresce, si connette a una rete di sartorie sociali, intercetta nuovi clienti e approda all’e-commerce.
È il preludio a PRISM, società benefit fondata a Milano nel 2023 e specializzata nella produzione sartoriale conto terzi.

PRISM entra in uno dei settori più complessi, nonché quello della moda, portando valori come sostenibilità ambientale e inclusione sociale. Il modello produttivo è basato sull’upcycling e sulla solidarietà: zero sprechi, riutilizzo delle rimanenze delle grandi aziende, condizioni di lavoro eque e dignitose, valorizzazione delle competenze artigianali. Al centro, l’inclusione di persone provenienti da contesti di vulnerabilità, in particolare rifugiati e migranti.

Oggi attorno a PRISM ruotano oltre 20 persone, tra circa 15 sarti assunti di diverse nazionalità e collaboratori esterni (dallo stilista alla comunicazione). Negli ultimi tre anni il fatturato è più che raddoppiato, raggiungendo i 600mila euro nel 2025. L’azienda cresce anche fisicamente: ogni anno un trasloco, ogni volta per raddoppiare gli spazi. I clienti sono soprattutto aziende fashion e corporate, nazionali e internazionali.

La produzione è interamente artigianale. Capi di abbigliamento e accessori nascono esclusivamente da tessuti di recupero, selezionati con cura dopo un attento studio di materiali e fantasie. Ogni anno circa 50mila metri di tessuto vengono sottratti ai magazzini e rimessi in circolo, trasformando lo scarto in valore.

Lo sguardo, però, è già rivolto oltre. L’obiettivo è dare vita a un vero e proprio polo manifatturiero della moda ispirato ai principi della Social Responsibility. È in fase avanzata di sviluppo un progetto che sarà lanciato a settembre e che punta a creare una rete nazionale di sartorie capaci di generare e promuovere sostenibilità ambientale.
Le sfide non mancano. Ma, insieme al coraggio, c’è la dimostrazione concreta che l’impresa etica non solo è possibile: funziona.

Mara Cozzoli

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