
Equilibri invisibili: la salute mentale come fondamento collettivo.
C’è una linea sottile, invisibile, che regge tutto: la salute mentale. Non sempre la vediamo, a volte non la nominiamo, eppure da essa dipende la solidità del singolo, delle famiglie e, più in generale, dell’intero tessuto umano.
Quando la psiche cede, non è solo un individuo a incrinarsi: vacilla un intero sistema.
È un crollo che si propaga come un suono appena percettibile — eppure devastante — segnando la frattura di equilibri profondamente condivisi.
Per troppo tempo il benessere psicologico è stato confinato alla periferia del discorso pubblico, come se fosse un tema privato o, peggio, un privilegio riservato a chi può permettersi percorsi esclusivi.
Un problema latente, sì, ma imprescindibile da affrontare.
L’ordine interiore è ciò che permette di lavorare, amare, costruire legami, immaginare l’avvenire.
Senza questo fondamento, ogni progetto — personale o collettivo — rischia di incrinarsi.
Come ricordava Franco Basaglia: «La malattia mentale non è un fatto individuale, ma un problema sociale».
Troppo spesso dimenticata, questa verità ci invita a guardare oltre il caso specifico, per cogliere l’intreccio profondo tra armonia emotiva e struttura sociale.
Immaginiamo un bosco: se le radici marciscono, anche il tronco più possente si spezza.
Così, quando la psiche vacilla, le relazioni si disgregano, la partecipazione si affievolisce, il senso dell’avvenire si offusca e la fiducia nell’altro si erode.
La fragilità non è mai solo “individuale”: è un’onda che attraversa l’intero insieme.
È la scuola che non riesce a intercettare un ragazzo in crisi, il luogo di lavoro che fatica a includere, la famiglia che si chiude nel silenzio per mancanza di strumenti.
Ed è, soprattutto, una struttura pubblica che arretra.
In Italia, i servizi dedicati alla salute mentale sopravvivono spesso in condizioni precarie: personale insufficiente, liste d’attesa infinite, mezzi che non reggono l’emergenza.
Secondo i dati più recenti, l’Italia destina solo il 3% del Fondo Sanitario Nazionale alla salute mentale, con una spesa pro-capite di 69,8 euro, nettamente inferiore a Francia (510 euro), Germania (499 euro) e Regno Unito (344 euro).
I professionisti del settore devono essere messi nelle condizioni di poter operare con continuità, con risorse adeguate e con il pieno riconoscimento del loro ruolo strategico nella tenuta comunitaria.
Le conseguenze sono evidenti: chi può, si rivolge al privato; chi non può, è costretto ad aspettare.
Questa disparità non è neutra: è una frattura di diritti.
L’integrità della persona, sancita dalla Costituzione (Art. 32), non può dipendere dalla capacità economica del singolo.
Occorrono impegni pubblici incisivi, strutturali e lungimiranti, capaci di costruire una rete di tutela realmente accessibile, nei tempi giusti e con modalità adeguate.
Non si tratta solo di curare chi soffre, ma di prevenire: sostenere la dimensione psichica significa preservare la stabilità civica, economica e culturale di un Paese.
Ci addentriamo in un ambito che non può essere relegato ai margini: richiede coraggio politico, decisioni concrete e una visione che metta al centro l’essere umano, non solo come utente, ma come cittadino portatore di diritti.
E allora la domanda non è più se possiamo permetterci di destinare fondi in questo campo, ma se possiamo permetterci di non farlo.
Mara Cozzoli
