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“Interviste impossibili” di Carla Paola Arcaini: il sogno di parlare con le grandi donne della storia

| Mara Cozzoli |

C’è un luogo della letteratura dove il tempo si piega, la morte si eclissa, e gli echi del passato ritornano a sussurrare il proprio canto.
In Interviste impossibililibro edito LFA publisher, Carla Paola Arcaini ci guida in uno spazio sospeso tra il reale e l’immaginato, in cui i sussurri diventano strumento di evocazione e la parola, rito magico.
Non è un semplice volume: è un’esperienza, anzi, una costellazione di incontri con donne straordinarie che hanno inciso la loro impronta nell’umanità.

Attraverso un’originale finzione epistolare e narrativa, Arcaini mette in scena un’idea tanto semplice quanto potente: “intervistare” le grandi donne della storia come se fossero vive, presenti, accanto a noi. L’espediente simbolico — un’ideale raccolta per un magazine femminile — diventa trampolino per un’opera che fonde biografia, teatro dell’immaginario e poesia dell’intimità.
Da Nellie Bly ad Alice Guy-Blaché, passando poi a Amelia Earhart e Alda Merini, la scrittrice si accosta a queste figure iconiche mantenendo un tono sospeso tra il rispetto reverente e la confidenza sognante.

Suddette interviste non cercano la cronaca, ma l’anima. È nell’ordito delle voci che si disvela il cuore di Ada Negri, il respiro inquieto di Annemarie Schwarzenbach, la leggerezza visionaria di Alice Bailey, l’eleganza indomita di Biki. Ogni personaggio risponde con voce propria, distinta, credibile — talmente credibile da sembrare evocata più che inventata.
È la narratrice stessa a restituirci il suono interiore di ciascuna di loro, come se le avesse incontrate davvero, in un altrove letterario dove le anime non muoiono mai.

Lo stile dell’autrice è raffinato e delicato, capace di cogliere il dettaglio intimo: uno sguardo, un gesto, una frase lasciata in sospeso. La narrazione è lieve ma non superficiale, e sa passare con disinvoltura da momenti di struggente profondità a ironie sottili, con un ritmo teatrale che richiama la drammaturgia interiore.

L’opera si arricchisce di brevi cenni biografici utili a chi desidera contestualizzare, ma sempre subordinati al tono confidenziale della narrazione.
Questo libro non pretende di insegnare: invita a ricordare.
Non impone eroine da venerare: accende riflessioni su ciò che significa essere donne, pensatrici, artiste, visionarie, in un mondo che ancora spesso chiede il doppio per riconoscere la metà.

“Interviste impossibili” è un omaggio all’immaginazione come atto politico e culturale, una celebrazione della voce femminile attraverso epoche e confini, un libro da leggere ad alta voce, magari immaginando che, tra le pause di un tè o di un tramonto, qualcuna di queste signore ci stia davvero ascoltando.

In definitiva:
Un’opera che sfida i generi letterari, dove la scrittura si fa specchio e rito, evocando le grandi donne della storia per farle risuonare nel presente.
Uno scrigno di trame, un dialogo, un esercizio di memoria e visione, da tenere sul comodino come si farebbe con una lettera preziosa.

Mara Cozzoli

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