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Il sacro fuoco della scrittura. Un viaggio nell’anima attraverso le parole

| Mara Cozzoli |

C’è un momento, spesso silenzioso e invisibile agli occhi degli altri, in cui si prende in mano una penna o si battono i tasti di una tastiera non per creare arte, non per impressionare o pubblicare, ma per sopravvivere.
È in quel momento che la scrittura si accende dentro di noi come un fuoco sacro.
Non brucia, ma scalda. Non consuma, ma purifica.
Scrivere diventa un atto di resilienza.
Non si tratta soltanto di mettere in fila parole, bensì è un modo per ascoltarsi davvero, per dare voce a ciò che dentro di noi urla in silenzio.
Quando tutto sembra confuso, quando la realtà pesa sul cuore, la scrittura offre un rifugio.
È come tornare a casa dopo un lungo viaggio: si posano i pensieri, si mettono a riposo i dolori, si lascia scorrere ciò che dentro non trova pace.

Molte persone, senza saperlo, hanno già incontrato questo fuoco.
Hanno scritto lettere mai inviate, diari chiusi in un cassetto, poesie sgualcite nascoste tra le pagine di un libro.
In ognuna di queste tracce c’è una verità: scrivere cura perché permette di nominare le paure, di ordinare il caos interiore, di restituire dignità alle emozioni negate.
La scrittura terapeutica non neccesita di grammatica perfetta o di belle frasi.
Ha bisogno di autenticità.
È un dialogo sincero con sé stessi, un abbraccio tra il cuore e la mente.
A volte si scrive per perdonare, altre per capire, altre ancora semplicemente per respirare.
Ci sono parole che fanno male, è vero, ma scriverle è come toglierle da dentro, come se ogni sillaba fosse un peso che finalmente si posa sulla carta.
E quando le si rilegge, si scopre di essere più forti di quanto si pensava, più vivi di quanto si sentiva.

Scrivere è anche un atto di amore. Verso sé stessi, innanzitutto.
Significa prendersi il tempo di ascoltarsi, prestare attenzione alle proprie ferite.
È anche un dono: colui che scrive, anche solo per sé, alimenta quella fiamma che può illuminare anche gli altri.
Perché le parole, quando sono vere, trovano sempre una strada.

Il sacro fuoco della scrittura non si spegne mai del tutto.
Anche quando non si scrive, arde in silenzio, pronto a rinascere al primo bisogno, al primo dolore, alla prima gioia incontenibile.
È un fuoco che non brucia le mani, ma le guida. Un fuoco che non distrugge, ma costruisce  e che, nel suo calore, ci ricorda che ogni parola scritta con il cuore è un passo verso la guarigione.

Scrivere, in fondo, è ricordarsi chi si è.
È salvarsi, ogni volta, un po’ di più.

Mara Cozzoli

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