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“Pratiche di libertà”. Mostra fotografica riservata agli under 20

| Mara Cozzoli |

Cos’è la libertà? Quante sfumature può assumere?
È questo il tema affrontato in “Pratiche di libertà” mostra di fotografia conclusasi lo scorso 13 aprile e svoltasi presso la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno con il Patrocinio del Comune.
Protagonisti indiscussi gli alunni del Liceo Artistico Amedeo Modigliani di Giussano con cui ho avuto il piacere di passare del tempo, ragazzi dotati di un immenso spirito critico.

Così mi spiega Giorgia, 19 anni: “Insieme ai miei compagni ho partecipato a questa mostra organizzata da Associazione culturale Jam Factory come Pcto, una mostra sulla pratica di libertà, visto che il 25 aprile ricorrono gli ottant’anni della liberazione.
La mia libertà riguarda la possibilità di accesso agli studi alle donne perché, secoli indietro, la donna ha avuto un ruolo inferiore rispetto all’uomo.
Le donne erano costrette a stare a casa ad occuparsi della famiglia, mentre l’uomo era stato sempre visto come il capo famiglia che portava il pane casa.
Se noi donne, nel 2025, siamo arrivate a poter studiare, a  poterci laureare è grazie a chi ha lottato, a tutte colore che, ribellandosi alla società, hanno anche perso la vita.
Il mio scatto fotografico è stato un omaggio a quelle donne che hanno combattuto affinché anche io potessi seguire un percorso scolastico, avere un ruolo di parimerito all’uomo anche se, al momento, parlando di parità di salario c’è qualcosa da rivedere.

Mi hai fatto pensare a una cosa molto bella: le donne e la resistenza.
In quel momento affiancando i partigiani, sono uscite dal focolare domestico e, in seguito, anche noi abbiamo ottenuto il diritto di voto.


Sì, anche questo..

Prosegue la narrazione Nicolay, 20 anni: “La mia opera rappresenta me stesso al mare che dipingo un paesaggio. Io che dipingo all’aria aperta. Volevo porre l’attenzione sulla libertà insita nell’arte. I regimi non vedono e non vedevano bene gli artisti e, molto spesso, le opere venivano bruciate.

Ti faccio una domanda personalissima: Quanto l’arte ti aiuta ad essere libero e sicuro di te stesso?

Quando disegno la fantasia viaggia, come nei bambini.

Hai partecipato a questa mostra con uno scatto, però mi stai dicendo che dipingi anche.  Quale di queste due forme d’arte ti rendono più libero?

Il disegno perché rappresenta la passione, il sentimento. Anche la fotografia è sentimento.
Per me l’arte è un sentimento grande, è meraviglia.

Passo poi a Marcello, 18 anni: ”Ho fatto due scatti di cui una al campo di concentramento di Mauthausen. La prima foto era la foto del memoriale italiano ed era il simbolo di libertà degli italiani rispetto ad altri italiani: i fascisti e i nazisti.
Con il secondo ho fotografato una mia compagna vestita di rosso.
Volevo così simboleggiare il contrasto che c’era tra il campo di concentramento, una struttura carceraria e la mia compagna libera di andare a scuola.
Volevo raccontare che noi, ora, possiamo camminare in quel campo, mentre in passato le person lì morivano di fame, freddo e venivano torturate.

Perché hai scelto questo scatto con quest’accostamento?

Avevo già un’idea di fare uno scatto a Mauthausen perché volevo fare qualcosa di diretto. Entrando in quel campo l’unica sensazione che ho provato è stata tanta desolazione.

A livello personale, cosa ti ha portato a capire?

Non era lo scatto che mi ha fatto che mi ha fatto capire, ma il percorso all’interno del campo.
Ho compreso, realmente, la fortuna che abbiamo a differenza delle persone che sono state catturate e torturate.

Arriva il turno di Melissa, 18 anni: “ Con il mio scatto ho voluto rappresentare un compagno che non si sente nel suo corpo, lui è maschio, si identifica come maschio.
L’ho fotografato mentre si faceva la barba perché la sessualità è sempre stata un tabù, per molta gente.
Ho portato questa fotografia non per provocare la società, ma per far capire che tutto rientra nella normalità.
L’ho rappresentato mentre si fa la barba (che in realtà non ha) per sottolineare come un semplice oggetto, il rasoio appunto, può cambiare la prospettiva che una persona ha di un’altra persona.
In passato tutto ciò era considerato riprovevole, queste persone erano viste male, diverse, non umane.
Ho voluto enfatizzare questo discorso perché c’è questa tendenza a nascondere il proprio essere ed è un peccato.
La cosa migliore che possiamo fare è fare uscire chi siamo veramente, in chiave positiva, ovviamente.
Insomma, libertà di esprimersi in modo totalmente libero e senza che nessuno giudichi.

Peraltro, la ricerca dell’identità richiede tanto lavoro su se stessi.

Esatto, è davvero difficile scavare dentro di noi. Però,  essere coraggiosi nel fare uscire quello che siamo rende persone che possono valere tanto, sia per se stessi che per gli altri.

Un po’ come la fragilità: abbiamo questa tendenza a nasconderla, ma se trasformata diventa il nostro punto di forza.

Sono totalmente d’accordo.
Purtroppo, per quanto il mondo stia cambiando, molti aspetti negativi non cambiano.
La fragilità può essere vista come qualcosa di negativo, ma se la si interpreta come punto di forza porta solo cose positive.

Infine, Francesca, 19 anni:  “Inizialmente, non sapevo cosa fotografare, perché il tema della libertà è molto ampio.
Considerando anche il periodo storico e il fatto che l’Italia è una democrazia, è difficile comprendere cosa significa vivere dove le libertà subiscono privazioni.
Ho pensato alla mia passione per la lettura.
La possibilità di leggere e cosa leggere senza censura non è scontata.
In Paesi non molto distanti da noi, ancora oggi, non è detto si possa leggere quello che si vuole.
La lettura è importante perché attraverso essa si sviluppa il pensiero critico e si possono ampliare i propri orizzonti.

Ricordiamo che Freud, padre della psicoanalisi, vide bruciare i suoi libri.

Sì, la censura avveniva anche attraverso i roghi.

Cosa ti porterai dietro di questa esperienza?


Sicuramente è stata un’esperienza interessante: doversi occupare di un allestimento è un lavoro impegnativo.
Dividersi i compiti ci ha portato a dialogare tra di noi, con la professoressa e trovare un’idea comune e finale.


A conclusione intervista che, se devo essere sincera, preferisco definire splendida chiacchierata, sono io a ringraziare loro, loro che sono il nostro futuro,

Mara Cozzoli

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