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“Non mi resta che piangere“.  Miky Degni

| Mara Cozzoli |

Creata nel 2016 da Miky Degni, “Non mi resta che piangere” è un ‘opera che racchiude in sé una duplice valenza.
L’arte, dunque, come strumento narrativo.
In primo luogo la ragazza immortalata è realmente esistita e, tutt’ora,  vive.
Per ragioni di privacy non potrò citarne il nome ma, ciò che conta è la sua storia: Antigone, così voglio chiamarla, per anni ha subito la sofferenza della violenza domestica, trovando, nonostante la difficoltà di quella che era la sua condizione, il coraggio di svincolarsene, urlando, a gran voce, il suo “NO” rispetto al sopruso al quale era sottoposta.
Il volto è, inevitabilmente, attraversato da una lacrima del colore del sangue, indice di ciò che è stato, del dolore fisico e psicologico che l’ha attraversata e indicativo di quanto altre donne, ancora, subiscono.
D’altro canto l’autore ha voluto, inoltre, lanciare un messaggio forte:questa società, malata, necessita di una rivoluzione culturale.
Non può essere che, ad oggi, non siamo entrati nell’ottica che la violenza sulle donne è un fenomeno trasversale, tocca chiunque, a prescindere dal contesto sociale.
Il mostro è in casa, può essere un marito, un compagno, il padre del proprio figlio o un ex fidanzato, una presenza manipolatrice pronta a usurpare ogni soffio di vita, ad aggredire la fragilità umana e, infine, capace di strappare autostima come madri e donne.
Il punto è questo: l’idea di proprietà, quel “MIA“.. la mia mia, ragazza, la mia compagna, mia moglie.. un’idea di proprietà, proiettata, quindi, all’interno di un rapporto di coppia che, conseguentemente, non troverà mai un punto di equilibrio, destinato, in molti casi a toccare le tragedie a cui, quotidianamente assistiamo.
Quel “MIA“ che assume la veste di una prigione anche a relazione conclusa.
Educazione affettiva, educazione sessuale, invitiamo le donne a denunciare, ma se non sono economicamente indipendenti?
Questo è il senso dell’arte: nel suo piccolo aprire riflessioni che, in primis, dovrebbero essere colte dal mondo politico.
Diciamoci la verità, la legge interviene innanzi al fatto compiuto, ma la prevenzione è fondamentale.
Ovviamente, ancor prima, occorrerebbe uno sguardo in grado di affrontare il problema a trecentosessanta gradi, in ogni sua sfumatura.
Occhi aperti e vigili che, a differenza del ritratto, non piangano sangue ma che, da un’attenta analisi, possano portare all’evoluzione di quella che è la sotto cultura attuale.



Non mi resta che piangere

Dettagli tecnici.

Mara Cozzoli

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