venerdì, Marzo 29, 2024
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EMOZIONI: STRATEGIE DI REGOLAZIONE

I processi e le strategie della regolazione emotiva.

La vita di ognuno di noi è scandita da emozioni: paura, tristezza, dolore, ansia, gioia, euforia, rabbia, sorpresa.
Proprio per la loro molteplicità bisogna saperle gestire e questa capacità è identificata con l’espressione regolazione emotiva, cioè l’abilità di monitorare, valutare e modulare le proprie reazioni emotive.
Si tratta di processi comportamentali e cognitivi che hanno l’obiettivo di favorire l’adattamento sociale e lo sviluppo decisionale, al fine di garantire il benessere individuale e la salute mentale.
La regolazione emotiva è caratterizzata da una varietà di costrutti: consapevolezza e comprensione delle emozioni, accettazione delle emozioni, capacità di controllare i comportamenti in risposta alle emozioni, messa in atto di strategie adeguate al contesto per modulare la risposta emotiva alle esigenze a seconda delle situazioni.
Il “mal funzionamento” o la mancanza di anche uno solo di questi costrutti, può causare una disgregazione emotiva, cioè il mancato adattamento di un individuo al contesto e alle relazioni interpersonali; tutto ciò può portare all’insorgenza di diverse patologie come disturbi d’ansia, di panico, depressione, insonnia.
Come detto poco sopra, una delle componenti fondamentali per una buona regolazione emotiva, è la messa in campo di strategie al fine di modulare ciò che proviamo.
Con Strategie di Regolazione Emotiva si intende l’insieme dei processi che guidano l’individuo nella scelta delle emozioni, di come e quando viverle, in termini di intensità e modalità.
Le strategie possono essere di tipo adattivo o non adattivo; quelle adattive permettono di raggiungere un buon adattamento sociale e il benessere individuale e sono l’analisi della situazione, la ristrutturazione cognitiva (processo di valutazione dei pensieri disfunzionali per ottenere un cambiamento emotivo e comportamentale) e la modulazione della risposta, per diminuire l’intensità emotiva.
Le strategie non adattive, invece, sono la ruminazione (tendenza a pensare continuamente a sintomi, cause e conseguenze delle proprie emozioni negative), la soppressione dell’espressione emotiva e l’evitamento dell’emozione.
La risposta emotiva, inoltre, coinvolge tre processi, i quali sono concatenati tra loro: i processi di tipo motorio e comportamentale, i processi neurofisiologici, con l’attivazione del Sistema Neuroendocrino e del Sistema Nervoso Autonomo, i processi di natura cognitiva.
L’attivazione di anche uno solo di questi processi, determina automaticamente la messa in campo anche degli altri.
Nell’ambito della regolazione delle emozioni, James J. Gross elabora un modello che considera le emozioni come un processo dinamico e ne definisce la genesi, per poi individuare 5 strategie di regolazione
Le prime quattro si focalizzano sull’ evento scatenante l’emozione, e l’ultima si focalizza sulla risposta generata.

Il modello è così strutturato:

  1. Selezione della situazione: messa in atto di comportamenti che aumentano la probabilità di sperimentare emozioni desiderate ed evitare quelle indesiderate;
  2. Modifica della situazione: messa in atto di tentativi volti a modificare una situazione in modo da controllare la portata emotiva dell’evento;
  3. Focalizzazione dell’attenzionedistrazione, cioè lo spostamento dell’attenzione da uno stimolo all’altro; concentrazione, cioè la capacità di focalizzarsi su alcuni elementi della situazione e la ruminazione,  cioè il pensiero che si concentra sugli stati emotivi interni e sulle loro conseguenze negative;
  4. Cambiamento cognitivo: capacità di valutare la situazione, al fine di modificarne il significato emotivo, per elaborare risposte emotive differenti e più accettabili;
  5. Modulazione della risposta: capacità di regolare la risposta fisiologica e comportamentale, allo scopo di inibire comportamenti inadeguati.

Lo sviluppo di una buona capacità di regolazione delle emozioni non è dipendente da una rigida ed inflessibile applicazione di tali strategie, ma piuttosto di un loro adeguamento al contesto. Tutto ciò porta alla definizione di un buon adattamento sociale e personale dell’individuo. 

Ha contribuito alla stesura del testo Chiara Villa, educatrice presso CDD “Belotti Pensa“ Busto Arsizio.

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