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Emergenza mafia in Friuli Venezia Giulia.

 “To be or not to be?“ il noto quesito amletico subisce una metamorfosi per divenire, in tal modo:  “Esistono o non esistono le mafie in Friuli Venezia Giulia?“
A spezzare il silente urlo dell’omertà è Nicola Morra presidente uscente della commissione Parlamentare Antimafia nel corso di “Legalità e cambiamento. Parliamone insieme“, conferenza organizzata da “Associazione Sostenitori dei collaboratori di Giustizia, svoltasi o scorso due dicembre presso Agriturismo “Alle Ortensie” a San Vito di Fagagna.

“Come siamo giunti a questa situazione? “


“In Friuli siamo arrivati a questo punto perché come in molte parti d’Italia“
mi spiega Nicola Morra “c’è molta ricchezza e le mafie vogliono conquistare un tale patrimonio. Se non vi sono argini forti, esse dilagano, pianura Friulana compresa. Di conseguenza, a partire dalla realtà portuale di Trieste per passare a tutti i traffici trans frontalieri, per ricordare cioè ciò che attraverso il porto arriva, ma parte anche, abbiamo indicato molte emergenze che dovrebbero interessare i friulani attenti e consapevoli, ma purtroppo, spesso, si preferisce rimanere come gli Ignavi di Dante. Ne pagheranno le conseguenze“.

Alla perenne ricerca di risposte pongo un ulteriore interrogativo.

 “Da cosa nasce l’omertà? Paura? Mancata e volontaria accettazione del problema o vi è un filo rosso che lega entrambe? “

“Beh, Freud sosteneva che in noi essere umani fosse la rimozione a decidere per tante cose: non vediamo ciò che ci fa soffrire e stare male perché, forse, evoca responsabilità nostre, omissive. Quindi, si può dire che, molto spesso, l’omertà è figlia della voluta indifferenza“.

Le tematiche affrontate sono state diverse, inevitabilmente, congiunte una all’altra, in quanto, intorno ai reati commessi, ruotano esseri umani:  vittime, testimoni e collaboratori di giustizia, lasciati, quotidianamente soli.

Ad approfondirmi l’argomento, questa volta, Luigi Gaetti, presidente onorario di “Associazione Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia“, oltre che predecessore di Nicola Morra nel ruolo di Presidente della Commissione Antimafia.

 “ La commissione antimafia è stata la mia università, qui ho iniziato a capire l’importanza di due elementi fondamentali: le intercettazioni, i collaboratori di giustizia. Ho compreso l’importanza dei collaboratori di giustizia e, quindi, mi sono avvicinato ad perché senza il loro supporto, non dico che le mafie saranno vinte, ma quanto meno limitate. Occorre che la società tutta si faccia carico di aiutare questa categoria di persone dietro le quali vigono storie complicate. Purtroppo, sto constatando che, in quest’ultimo periodo, lo Stato non è molto consono a lavorare per migliorarne la vita, favorirne la vita“.

Proviamo, dunque, a fare il quadro completo delle condizioni in cui  versano non solo i collaboratori, ma anche i rispettivi famigliari.

“I collaboratori di giustizia, praticamente, vivono in uno stato di carcere domiciliare, nel senso che vengono ospitati in queste abitazioni, distanti centinaia di chilometri da casa, privi di un reale contesto sociale e lavorativo. Quindi, è importante la sicurezza, ma occorre lavorare sulla qualità della vita. Questa è una mancanza dello Stato. Sono persone che devono avere una qualità di vita come tutti gli altri cittadini, bisogna fare sì che abbiano un’integrazione nel mondo del lavoro. Quei due soldi che vengono dati loro per la sopravvivenza mensile, sarebbe più giusto impiegarli affinché essi si realizzassero. Su detta questione c’è, ancora, poca sensibilità“.

Basilari sono, inoltre, stati gli interventi di

Valeria Sgarlata, Presidente emerito “Associazione Sostenitori dei collaboratori e testimoni di Giustizia“

Giovanni Taormina, giornalista
Sandro Mattioli, Giornalista
Mario Spezia, Vice Presidente “Associazione Sostenitori dei collaboratori e testimoni di Giustizia“






Mara Cozzoli

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