venerdì, Marzo 29, 2024
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La mia Via Crucis del 43′. A cura di Manlio Manvati.


Guerre, conflitti, assurde follie dettate, sempre, da ragioni politiche ed economiche. In questi distorti meccanismi, dove nessuno è disposto a fare un passo indietro, vittime innocenti sono i civili con le ferite che si porteranno dentro e i tanti futuri negati.
La redazione, propone, oggi, un ulteriore stralcio di vita vissuta, inviatoci da Manlio Manvati, pittore ed ex insegnate di storia dell’arte. Siamo nel 1943.

“Durante la guerra gli uomini venivano militarizzati e le donne li sostituivano anche con le vanghe e gli aratri, o nel arginare case e cimiteri. Io mi avventurai a piedi lungo le strade che conduceva a Salerno. Ricordo che chiesi un passaggio ad un contadino che transitava con il suo furgoncino. Mi fece salire sulla rete che era alle sue spalle e mi lasciò dormire (si fa per dire!?) fino a Salerno. Raggiunta la città cercò la scuola/colonia e mi affidò ad una bidella che si chiamava Gerardina, la quale mi accompagnò al primo piano. Lì, mi sollevò tra le braccia di Elisa, una mia cugina diciottenne, figlia della sorella di mia madre -Cecilia-. L’inaspettato calore della mia famiglia mi sopì serenamente. Zia Cecilia e la mia mammina, erano maestre e, come tali, ebbero la responsabilità di organizzare le scuole come colonie/rifugi per tenere i bambini lontani dalla guerra. 
L’indomani, Elisa mi disse che la mia mammina l’avrei trovata a CETARA, un paese sulla Costiera Amalfitana. Dopo aver bevuto un pò di latte di pecora o di capre, Iniziai il nuovo percorso” .

Manlio Manvati.

Ganzetti Raffaella
Ganzetti Raffaella
Sono nata a Milano ormai molti anni fa e nella mia faticosa vita ho effettuato tante esperienze sia umane che professionali. Ho avuto inizialmente esperienze con bambini anche se il mio interesse si è sempre rivolto alla fascia adolescenziale o giovane adulti. Ho avuto la fortuna di lavorare per tanti anni con persone con disabilità sia grave che lieve che ai limiti inferiori di norma, occupandomi dell’aspetto educativo e successivamente terapeutico. L’esperienza mi ha portato a ideare modelli d’intervento sempre maggiormente centrati sulla persona che è l’unico protagonista della sua vita anche in caso di disabilità. Nelle diverse formazioni che ho effettuato a genitori e a personale che si occupa di sociale ho sempre cercato di far comprendere l’importanza dell’ascolto empatico, del contenimento emozionale elementi che nel tempo sono diventati la base del mio metodo. Già Direttore Responsabile di un altro giornale on line la cui redazione era formata da persone con disabilità ora mi accingo a portare avanti un nuovo progetto “Milano più Sociale”
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