sabato, Luglio 27, 2024
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Donne e depressione.

Malattia che colpisce la mente, la depressione, incide profondamente sulla vita di coloro che ne soffrono, con effetti debilitanti sulla sfera cognitiva e pesanti impatti  sul piano relazionale, economico e lavorativo.
Stime raccontano che il 20% delle patologie femminili riguardano l’area del sistema nervoso centrale ( malattie psichiatriche e neurologiche).
Un ruolo di primo piano spetta alla depressione maggiore che, spesso, viaggia di pari passo ad altri disturbi psichici tipici: ansia, disturbo del sonno e del comportamento alimentare.
La letteratura internazionale in materia,  insegna che le donne tenderebbero a svilupparla più precocemente, con sintomi più gravi e una frequenza di due o tre volte superiore rispetto all’uomo.
Sempre in riferimento a queste ultime è stato confermato che,  nel corso delle diverse stagioni della vita, può insorgere in qualunque momento, coinvolgendo così l’intero ciclo riproduttivo (dai quindici ai quarantacinque anni).


Le origini sono complesse e svariate.
Si parte dalla componente genetica e, per essere precisi, la depressione giunge in momenti di cambiamento ormonale: pubertà, gravidanza, puerperio e climaterio.
Per natura le donne vivono con estrema intensità e coinvolgimento relazioni affettive e rapporti sociali, fattore che potrebbe renderle vulnerabili e maggiormente predisposte.
I campi in cui sono impegnate risultano essere molteplici, ciò può generare stress fisici ed emotivi.
Basti pensare alla quantità di lavoro, alle responsabilità associate a ruoli professionali di rilievo da combinare con la vita familiare e la crescita della prole.
La crisi economica ha avuto come diretta conseguenza che, la cura di anziani, soggetti fragili e figli minori membri del nucleo ricada sempre sulle figure femminili.
Le violenze fisiche e psicologiche domestiche a cui vengono, purtroppo, sottoposte, e gli stadi di discriminazione ancora oggi diffuse, possono, infine, costituirne la radice.

Sicuramente l’adolescenza è una fase estremamente delicata in quanto segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, anche qui, a parlare tornano le statistiche, secondo cui,  in Europa, il 4% degli adolescenti tra i 12 e i 17 anni soffrono di depressione grave, con percentuale che tocca il 9% intorno ai 18 anni.
Ci addentriamo in un periodo caratterizzato da fragilità emotiva, scandito da un susseguirsi di sentimenti, umori e percezioni in antitesi tra loro: senso di inutilità, negatività , collera e scarsa autostima si alternano a momenti di euforia, iperattività e delirio di onnipotenza, per tale motivo è opportuno saper distinguere quando le manifestazioni sono riconducibili a vera propria depressione e quando sono espressioni tipiche dell’età.

Vi è una forma di depressione legata all’età fertile che prescinde dal periodo adolescenziale in senso stretto.
Il 5% delle donne nel corso dell’età fertile è affetta da disturbo disforico premestruale.
Per giungere a una diagnosi sono fondamentali determinati elementi: stretta associazione dei sintomi con la fase mestruale, ciclicità, durata temporale limitata e alternanza con pieno benessere psico-emotivo.
I segnali insorgono circa sette/dieci giorni prima del flusso, si risolvono completamente con le mestruazioni e il disturbo  è presente nella maggior parte dei cicli nel corso dell’anno.
È caratterizzata da labilità affettiva (sbalzi d’umore e pianti improvvisi), irritabilità, rabbia, aumento dei conflitti interpersonali, ansia, tensione, umore depresso, sentimenti di disperazione o pensieri autosvalutativi, a cui vanno accostati uno o più dei seguenti sintomi: diminuzione dell’interesse per le attività quotidiane, difficoltà soggettive nella concentrazione, letargia, affaticabilità o mancanza di energia, variazione dell’appetito, ipersonnia o insonnia.

Altro aspetto importante è la gravidanza, lasso temporale in cui cambiamenti fisiologici e psicologici si intrecciano tra loro, comportando uno stress emotivo a cui ciascuna futura madre reagisce in funzione delle proprie caratteristiche personali e del proprio vissuto.
Tanto bella quanto delicata, in questa fase, si possono facilmente manifestare episodi depressivi, i quali colpiscono indipendentemente da età, estrazione sociale e area geografica di appartenenza.
Molteplici sono i fattori rischio: prima gravidanza in età molto giovane, relazione conflittuale con il partner, depressione pregressa e interruzione di un trattamento efficace.
Se non curata nel corso della gravidanza può compromettere lo sviluppo psicofisico del bambino e il legame madre – figlio.

Nello specifico può determinare basso peso alla nascita, complicazioni perinatali, riduzione della durata dell’attaccamento al seno.
Circa il 40% delle donne che incorrono in depressione post partum, erano già depresse durante la gravidanza.
Nel periodo successivo al parto, fino al 70%-80% delle madri nei primi giorni sono soggette a leggeri e momentanei sintomi di depressione. Viene utilizzata l’espressione  “Baby- Blues” per indicare lo stato di malinconia che caratterizza questo specifico momento.
Tale situazione è legata alla brusca riduzione dei livelli ormonali, in cui si denotano crisi di pianto senza motivo, irritabilità, inquietudine e ansia.
L’identificazione di queste forme “benigne” è importante al fine di evitare la caduta in forme di depressione più forti.

Elementi da tenere in considerazione e che rappresentano fonte di distinzione tra le due, risultano essere l’intensità e la durata: di fatto, il primo ha una risoluzione immediata e dura al massimo una settimana.
Come vivono le donne colpite da depressione post- partum?
Prive di energie, si sentono sotto pressione, hanno difficoltà a prendere decisioni e a concentrarsi,
si sentono inadeguate e hanno disturbi dell’appetito: mangiano poco e in maniera disordinata, o, al contrario sono soggette ad abbuffate bulimiche.
Ripercussioni hanno luogo anche sul sonno, arrivando a dormire di continuo, in modo insufficiente o disturbato.
La relazione madre/figlio è fondamentale: spesso la madre è in preda a sensi di colpa, si sente inidonea al proprio ruolo. La fragilità del bambino innesca nella madre la paura di poter far lui del male e di essere incapace di far fronte ai bisogni del neonato.
Questi stati d’animo possono dare luogo a una sorta di repulsione nei confronti di quest’ultimo, il quale viene percepito come un peso che, in alcuni casi,  conduce al distacco fisico e psicologico.
Con il tempo, si fa sempre più vivo il timore di non essere una madre “normale” al pari delle altre, mentre, solo nelle forme più gravi possono insorgere deliri o manifestare atteggiamenti aggressivi verso se stessa o il bambino.

Le motivazioni sono molteplici e comprendono svariati fattori: ormonali, psicologici (ridotta autostima e tendenza al perfezionismo), fattori sociali (inesperienza o scarsità di aiuti), infine cognitivi ( aspettative irrealizzabili relative al ruolo genitoriale e nei confronti del neonato).
Si sviluppa nel primo trimestre dopo il parto, anche se sono stati registrati esordi tardivi, addirittura oltre un anno.
Una donna attraversa un’ ultima fase nel corso della vita: il climaterio, ovvero il periodo che precede la menopausa, il quale può registrare l’insorgere di sintomi depressivi.

Concludendo, evitiamo di abusare del termine più volte citato, utilizzandolo in riferimento a momenti di tristezza, sconforto e apatia, se occasionali.
A tal riguardo, mi limito a elencare i sintomi della sola depressione maggiore, sottolineando che può colpire comunque, anche in forma lieve o moderata : perdita dell’interesse per la maggior parte delle attività quotidiane, perdita o aumento di peso e dell’appetito, insonnia o ipersonnia, agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio, senso di fatica o perdita dell’energia, senso di colpa eccessivo o inappropriato, ridotta capacità di pensare e concentrarsi, ricorrenti pensieri di morte.
Ovviamente può essere curata seguendo un adeguato percorso psicoterapeutico o psicoanalitico.
Nel momento in cui si procede a trattamento farmacologico, quest’ultimo deve essere prescritto da specialisti, ben dosato e per la durata necessaria.


Fonte bibliografica: Viaggio nella depressione. Esplorare i confini per conoscerla e affrontarla.
A cura di Claudio Mencacci e Paola Scaccabarozzi.
C.E. Franco Angeli 2019.

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