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Giù le mani dalla scuola. Il silente e pacifico urlo delle mamme seregnesi.

| Mara Cozzoli |

Sin dalle prime battute, l’emergenza sanitaria che ha condotto alla crisi di un interno sistema,  ha visto quale protagonista di accesi dibattiti il settore istruzione.
” Aprire o non aprire gli istituti scolastici? ” è questo il quesito che da oltre un anno in molti si pongono, classe politica compresa.
Ad oggi, le innumerevoli misure di prevenzione al virus, benché rispettate in ogni singola imposizione, sono risultate inefficaci: scuole e asili sono tornati in stato di chiusura.

Domenica 14 marzo, a Seregno, mia città natale,  un gruppo di madri, hanno deciso di prendere voce attraverso una manifestazione pacifica e “silenziosa”, aggettivo quest’ultimo che racchiude in sé un grido:
“ Giù le mani dalla scuola”,  espressione che rappresenta la richiesta di concedere ai bambini l’educazione scolastica di cui necessitano, nonostante la drammaticità della situazione che ha coinvolto il Paese.
Immobili, sedute in terra, in assoluto silenzio,  distanziate un metro le une dalle altre e mascherine in volto hanno espresso Il loro disappunto.
Una giusta occasione, inoltre,  per rispondere all’accusa di utilizzare la scuola come parcheggio per i propri figli.

“ Il problema è fuori “ mi spiega Sara Barni “ Il comportamento cioè  tenuto al di fuori. I bambini possono tranquillamente frequentare la scuola.  Ovvio, se c’è un caso positivo lo si isola come è sempre successo. Noi manifestiamo contro questa chiusura ingiusta e improvvisata. Da mamme, la nostra opinione è che, non sapendo come procedere, preferiscono chiudere ”.

Come madre, qual è il primo disagio che hai dovuto affrontare?
Sicuramente l’organizzazione della mia giornata lavorativa con i bambini a casa. Mia figlia che ha nove anni e frequenta la quarta elementare ha qualche ora di DAD al giorno (3 , si riposa e infine fa i compiti. Per il bambino che è mezzano alla materna è difficile. Se riesco a staccarmi posso fare qualche attività con lui, ciò significa che devo gestire lavoro e bambino. Fortunatamente, l’azienda per cui lavoro comprende questo disagio. Chiedo infatti trenta/ quaranta minuti di pausa extra per portarli al parco e farli svagare.
Al rientro, recupero il tempo “perso”. SPesso mi alzo alle sette del mattino per portarmi avanti con il lavoro, al fine di strutturare al meglio la giornata.
Mio marito lavora fuori, deve passare dai clienti, non può,  di conseguenza fare sempre smart working.
Non posso mandarli dai nonni in quanto categoria fragile.

Hai riscontrato una sorta di disagio psicologico nei tuoi figli?
Posso dirti che in questi mesi si sono impigriti. Se organizziamo qualcosa, la seguono e riusciamo a farla. La grande ha proseguito con l’ atletica fino allo scorso venerdì; in un modo o nell’altro ha avuto modo di distrarsi  Ripeto, finché ho potuto li ho portati fuori, non li ho mai chiusi in casa. Hanno dimostrato stanchezza mentale o psicologica. In alcune circostanza ho notato mancanza di voglia.. Del resto, la loro routine è stata spezzata.

Quali sono i pro e i contro della didattica a distanza?
Per quanto riguarda i pro, diciamo che sta funzionando bene. Le maestre hanno riferito che non cercano di sovraccaricarla, ma di renderla più umana.
I contro è il trovarsi innanzi allo schermo. A volte i bambini dicono: “  Non ti vedo, non ti sento ”. Una volta la maestra ha chiesto loro se volevano restare cinque minuti in più per parlare. La risposta dei bimbi è stata: “ Sì, vogliamo parlare ”.
Hanno bisogno di stare in classe, lasciamogliela vivere.

Allora, rimarchiamo l’importante ruolo della scuola.
Noi non consideriamo la scuola un parcheggio, ma un luogo di vita e insegnamento, in cui si svolgono anche tanti progetti a livello affettivo: queste cose non puoi trasmetterle davanti a uno schermo.
Sono stati realizzati anche progetti di lettura in giardino.

Attraverso questa manifestazione, quale messaggio vorreste lanciare al nostro attuale Governo?
Che la scuola non può farsi dietro a uno schermo.

Altra testimonianza è di Lina Mannarà che, data l’attività lavorativa  svolta, deve necessariamente trovarsi sul posto.
“ Mi sarebbe piaciuto lavorare da casa, però il mio lavoro non permette lo smart working.
Non avendo altre alternative, ho richiesto il congedo parentale. In questo caso vengo retribuita il 50%. Per quanto riguarda il bambino, vedo che ha, suppongo come anche altri, qualche difficoltà nel seguire a distanza: non è come essere a scuola, manca un rapporto diretto con la maestra, che c’è ma non è decisamente la stessa cosa. . Psicologicamente, non la vivono bene”.


Merito della DAD  è impedire il fermo definitivo dell’istruzione, di contro non può sostituire la scuola in presenza nei suoi aspetti educativi, psicologici, emotivi e di integrazione culturale.

Il presidio organizzato in poco più di una settimana ha ottenuto tutti i permessi necessari.

Mara Cozzoli

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