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Storie di noi, storie di donne. Centro diurno d’arte Bellotti

Quando si parla di disagio psichico, nell’immaginario collettivo i primi pensieri che balzano alla mente sono: pazzia, mancanza di dipendenza, incapacità nel relazionarsi.
Nel peggiore dei casi si opta per la ghettizzazione di queste persone, ritenute “diverse”, ma differenti da chi?
Se solo entrassimo nella loro vita, ci renderemmo conto che la realtà è ben diversa, nonostante la tangibilità ed evidenza della “problematica”.
Racconto oggi le storie di Emma, Giusy e Katy, tre splendide girls frequentanti il “ Centro Diurno D’arte Bellotti”, coordinato  dal nostro direttore responsabile Raffaella Ganzetti.
Le loro parole mettono in evidenza come nonostante le difficoltà è possibile scardinare falsi miti.
Direttamente da Avellino, sua città natia, arriva Emma: “ Frequento il centro diurno da due anni; l’ambiente mi piace , chiacchieriamo, lavoriamo, balliamo, facciamo lavoretti e usciamo. Amo ballare, adoro i balli da discoteca. Mi piace anche stare a casa mia, e fare i mestieri me”.
Quest’ultimo elemento è fondamentale, riporta ai concetti di autonomia e indipendenza.
“Papà è morto da 25 anni, è rimasta mamma Letizia e le mie sorelle, che mi hanno regalato ben undici nipotini. Siamo una grande famiglia, loro sono molto presenti nella mia vita e mi accontentano in tutto.
Una delle mie sorelle ha sposato un uomo musulmano, convertendosi a sua volta. <adesso hanno 3 figli. Il mio primo pensiero è stato: di qualsiasi religione, l’importante è il rispetto”.
Emma ha 55 anni.
Ora è il turno di Giusy, dopo qualche esitazione, prende confidenza e parte in quarta :” Il 23 novembre si sposa mio fratello, quel giorno madre natura sarà testimone di un amore. Sono già zia di Eleonora, una bella bimba bionda, che è cresciuta molto, e io mi sento una zia simpatica. CI facciamo compagnia. Quando nella culla piange, la accarezzo e lei si calma. Vorrei fare la stilista: disegnare e cucire vestiti”.
Giusy mi ha fatto una promessa: “ Se ti sposi, ti disegno l’abito da sposa”.
A voi, la dura Katy: “ Mi piace indossare abiti eleganti, ballare latino americano e fare shopping. Sono stata sposata, devo ammettere che è meglio la vita da sposata che da single, questo perché in casa girava più gente. Ho tre figli sposati e anche nipoti, che amo, abbraccio e con cui gioco: sono bellissimi.
I figli sono un grosso impegno, sono stata una madre lavoratrice, insieme al mio ex marito dirigevo tutto il personale aziendale.
Poi tutto è finito.
Ho un fratello e una sorella con cui mi trovo bene, sono spensierati…mi fanno ridere.

Vivo da sola e sono autonoma e indipendente; amo invitare gente a casa per stare in compagnia. Prima vivevo con mia madre, che ora è venuta a mancare. Una cosa che mi spaventa è il temporale, pensa guidavo macchine grosse e facevo shopping in boutique”.


Invito, chiunque leggerà queste brevi righe, che racchiudono una vita, a farlo con gli occhi del cuore e della mente, di una mente in grado di abbattere barriere.
Un grazie immenso ad Angela Pinto, pittrice surrealista e insegnante presso il centro stesso, per essere stata presente in ogni secondo passato con queste magnifiche donne, capaci di regalarmi mille emozioni.
In grado di trasmettere amore, calore e affettività,

Dissimili, da chi? Invalidi, ovvero? Quale significato ha l’aggettivo “normale”? E se la normalità racchiudesse in sé mille sfumature?
Io ci farei un pensierino.

Mara Cozzoli

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