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DCA: bulimia nervosa, abbuffata.

| Mara Cozzoli |

Tra i disturbi della condotta alimentare è certamente la più subdola.
Rispetto ad anoressia e binge –eating  disorder, la presenza di un grave disturbo e la capacità di creare rapporti anomali si sottraggono a osservazioni esterne.
Ciò che la rende difficilmente individualizzabile  è la presenza di una forma fisica ed estetica perfetta, che porta a suppore non solo ottima salute, ma anche capacità di integrazione psicosociale.
Il peso corporeo è normale o maggiore al minimo normale ed è assente l’amenorrea.
A partire dal 1994, è entrata a fare parte dei disturbi psichiatrici dell’età adulta .
Inserendo nei dca i sintomi bulimici, che rientrano anche nell’anoressia nervosa, si è giunti al riconoscimento di due forme di anoressia nervosa: il sottotipo con restrizione e un sottotipo con abbuffata e conseguente condotta di eliminazione.
Il fenomeno è delineato come “ricorrenti abbuffate”.
Ad affiancare il binge.eating,  la paura di ingrassare e la conseguente condotta di eliminazione.
Nel 1970, il quadro del fenomeno bulimico, venne complicato da ulteriori comportamenti di tipo alterati: disinibizione sessuale, tendenza al furto e sintomi legati alla sfera di controllo degli impulsi.


Ad oggi, la bulimia è considerata una patologia psichiatrica adolescenziale ma anche dell’adulto, il cui sintomo principale è rappresentato da frenesia irresistibile verso il cibo , soprattutto verso gli alimenti ipercalorici.
Il bisogno di evitare l’aumento del peso, richiede frequenti eliminazioni tramite vomito, diuretici o enteroclismi. Nel momento in cui, questi modus operandis non si verificano, si mettono in atto tentativi di digiuno, esercizio fisico esagerato senza però l’adozione dii comportamenti espulsivi.
In tal modo, si può conservare un peso normale ed una vita sociale che risulta equilibrata.
Nei casi più gravi, i meccanismi di compenso perdono potere o non sono in grado di bilanciare; la vita sociale dell’individuo è associato a incontenibili abbuffate e relative eliminazioni di cibo, i quali mettono a serio rischio psiche e funzionalità globale.
In quest’ultima eventualità, la patologia può diventare cronica: cibo e immagine di sé esprimono un disagio individuale e relazionale.
Ogni abbuffata viene vissuta come perdita del comportamento alimentare. Passando al quadro clinico, è stato accertato un numero di disturbi associati: comorbidità, conseguenze organiche, compromissioni sociali e funzionali, alterazione delle dinamiche relazionali e familiari.
La bulimia nervosa è quindi diagnosticata sulla base di cinque aspetti:
1 Abbuffate ricorrenti
2 Ricorrenti e inappropriate condotte di controllo del peso corporeo.
3 I livelli di autostima sono correlati a peso corporeo
4  Abbuffate e condotte, non rientrano in un quadro di anoressia nervosa.

Ogni abbuffata avviene per mezzo del così detto “cibo spazzatura”, ovvero biscotti, patatine, gelatine, burro di arachidi;  cibi che non necessitano preparazione. L’eccesso di cibo ingurgitato, è soggettivo: vi sono pazienti che considerano abbuffata anche una quantità di alimenti che secondo il loro modo di pensare sono proibiti.
L’abbuffata è caratterizzata dal mescolare insieme sapori differenti; dolce e salato.
Il pensiero che domina l’atto è riempire il più preso possibile.

La paziente non sente il gusto e neanche senso di sazietà, sono presenti dolori addominali.
La distinzione rispetto ad uno stato di anoressia consiste nella perdita controllo, controllo presente in colei che soffre di anoressia restrittiva.
I pasti “normali” vengono saltati.
La bulimica, ricerca la solitudine, sente dentro di sé un forte senso di vergogna.
L’abbuffata si verifica di norma a casa durante la notte, quando è esente dallo sguardo altrui.


La paziente è abile nel nascondere per anni questo stato, tanto a famigliari, quanto ad amici.
Non esiste un limite temporale entro il quale l’abbuffata deve concludersi, può essere una durata di meno di due ore, o l’episodio può essere interrotto per il tempo necessario a eseguire le condotte di eliminazione e riprendere per tutto il lasso della giornata.
Sentimenti che accompagnano l’iter sono: rabbia, ansia, tristezza, esperienze deludenti.

A dare il via alle abbuffate sono conseguentemente considerazioni negative sulla propria esistenza.
Il tutto può avere luogo in seguito a liti con persone significative, delusioni d’amore, difficoltà nel rapporto con il partener, genitori, fratelli, amici, colleghi e superiori. In alcuni casi noia e solitudine giocano un ruolo fondamentale.
Come avviene l’abbuffata?
Le pazienti possono ingurgitare grandi quantità dii liquidi, come acqua o latte che ne facilitano in modo indolore l’espulsione.
Altre si avvalgono dell’introduzione di dita in gola, alcune introducono l’intera mano, fino all’esofago.

Sulla parte dorsale della mano sono presenti calli al livello del metacarpo, ad indicare lo sfregamento contro i denti: con il tempo l’atteggiamento diventa cronico.
Vi sono pazienti che riescono a provocarsi vomito tramite atti respiratori e movimenti addominali.

Il vomito continua fino a quando si avverte la sensazione di essersi svuotate di tutto, danno stop a questo suicidio solo quando in ciò che vomitano, che è composto da succhi gastrici e biliari, non vi è più traccia di cibo.
Giungono a vomitare sangue.
La sensazioni che ne derivano sono di libertà, calma interiore e purificazione.
Ovviamente tutto ciò comporta problemi a livello fisico.
Rischio di rottura dello stomaco, rigonfiamenti indolori delle ghiandole salivari, disturbi del ritmo cardiaco, letargia, convulsioni, disidratazione, danni renali, emorragia esofagea, o gastrica, lacerazione dell’esofago, carie, faringite cronica, riflesso gastrointestinale.


L’autostima è influenzata dall’immagine corporea. Il sintomo bulimico è uno strumento di protezione da vari elementi: ansia, autoconvincimento di non essere in grado , meritevole e integrata, inoltre si aggiunge il pensiero di essere incapace di condurre una propria vita.
La componente affettiva gioca, come nell’anoressia un ruolo primario.
Nella vita della paziente è presente un profondo senso di inadeguatezza , che sente un “difetto dentro se stessa”. Da questa inadeguatezza nasce la tendenza di presentare ad occhi esterni snella ed efficiente.
La voglia di riempiersi nasce da fragilità e debolezza.
Autopunizione: eliminazione con condotte violente quanto più il livello di patologia è elevato.
Ci troviamo difronte a personalità profondamente sofferenti e disturbate.
Il dolore viene per lo più riversato prima su di sé e in seguito su altri aoggetti, quali famigliari o persone con cui hanno relazioni significative.
C’è chi mantiene una facciata esterna di benessere, mentre riversano il dolore all’interno.
Sono in grado di nascondere i comportamenti bulimici, ma spesso mostrano sintomi depressivi che con il tempo possono divenire gravi.
La maggioranza delle bulimiche ha subito privazione emotiva in epoche precoci.
La bulimica  in apparenza è in grado di cavarsela, anche se la parte intima di sé sente bisogno d’affetto infantile, sentimenti di abbandono, tristezza, e rabbia che trovano sfogo nelle abbuffate.
Hanno avuto una vita sessuale attiva e desiderano piacere al sesso maschile. Sono incapaci però di risolvere il problema relativo alla propria identità. Il dilemma risiede nell’iterazione tra ambizione, bisogno di potere ad una identità basata sulla compiacenza.
Ciò porta ad una rottura del sé: vi è una facciata di perfezione , compiacenza e capacità, ma dall’altra parte esiste un sé nascosto che conduce al blocco sentimentale e confuso: bisogno, rabbia, e impotenza.
La spaccatura del sé, conduce a sintomi di tipo dissociativo.
A conclusione: con i disturbi alimentari non si scherza.
Invito insegnanti, genitori e tutti i soggetti che più vivono a contatto con adolescenti a comprenderne i  comportamenti senza negare la realtà.
Il disturbo alimentare si manifesta durante l’adolescenza, ma la sua origine è molto più remota.



Chiedo cordialmente a tutti gli organi stampa, a chi come me. ha la possibilità di parlare a una comunità e si accinge a scrivere dell’argomento di farne prima oggetto di studio.
Infine, mi rivolgo a chi si occupa di pubblicità: non utilizzatele “modelle curvy” per risolvere la complicazione anoressia. In tal modo non si fa altro che proporre un modello con parecchi disturbi di natura fisica, e con ogni probabilità soggetti a compromissione di organi interni.

Da segnalare che il dca non colpisce solo  donne ma anche  uomini e ragazzi: il fenomeno attualmente è in netta espansione.




Mara Cozzoli

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