martedì, Marzo 19, 2024
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IL MANICOMIO DEI BAMBINI

In una recente formazione organizzata dalla Cooperativa Sociale Società Dolce ho scoperto una realtà che non conoscevo e che mi ha fatto percepire quanto grande fosse la mia ignoranza sui fatti del mondo.

Non sapevo che esistessero i “Manicomi per bambini” a Torino, Bologna ed in altri luoghi la cui chiusura è abbastanza recente 1979 e per alcune strutture anche oltre.

Bambini legati ai letti, imbottiti di medicine e spesso con gli elettrodi applicati ai loro genitali per ‘educarli e domarli’ che avevano la sola colpa di essere poveri o figli di ragazze madri, una vera “discarica sociale”.

Villa Azzurra, una delle tante imponenti strutture, si trova al confine fra Grugliasco e Collegno, in fondo alla via Lombroso a Torino dove venivano internati i bambini, anche di 3 o 4 anni, con disabilità psicofisiche gravi, ciechi o troppo vivaci, ritenuti ‘ineducabili’ e ‘pericolosi per sé e per gli altri’.

Bambini “rotti” come vengono definiti nel video “Torino il manicomio dei bambini dal buio alla luce storie di rinascita” che vi consiglio di vedere.

I bambini venivano legati ai cancelli del giardino o ai termosifoni bollenti, al letto o fuori al freddo se mostravano troppa vivacità o piangevano troppo, venivano lavati con una pompa, lasciati nelle loro feci e spesso dormivano senza materasso per evitare di sporcarlo. I bambini venivano definiti dagli operatori “arnesi”, oggetti senza dignità, rispetto e amore.

E proprio la foto di una bimba di 10 anni, legata al proprio letto, nuda e con gli occhi rassegnati pubblicata dall’Espresso il 26 luglio 1970 che ha fatto scoppiare lo scandalo al manicomio Villa Azzurra diretto dal professor Giorgio Coda successivamente processato e condannato per maltrattamenti.

Gerardo fu l’ultimo negli anni 80′ a lasciare il manicomio, così come Spartaco, anche lui vittima della ‘pedagogia della tortura” che finalmente a 60 anni, dopo tanto tempo passato anche in altri manicomi e comunità psichaitriche ha finalmente trovato una famiglia grazie allo “Iesa”, progetto di affidi di pazienti psichiatrici presente in tutta Italia.

Villa Azzurra, una delle tante realtà, divenuta un caso mediatico nel ’70 venne smantellata dopo l’approvazione della 180, la legge Basaglia che nel ’78 abolì i manicomi, anche se nessuno potrà mai restituire a quelle anime innocenti una vita che sarà comunque sempre contornata da fantasmi e ricordi indelebili.

Non sapere non ci permette di avere un alibi per la nostra coscienza. Non possono esistere soprusi ai danni dei più deboli eppure sappiamo che ancora oggi negli asili, nelle case di riposo o in alcune strutture per persone con disabilità tutto ciò è attuale. Dobbiamo quindi interrogarci del perchè quando ci occupiamo di “cura” non mettiamo al primo posto il rispetto e troppo spesso ci arroghiamo di sapere quale sia il bene per l’altro. Questo concetto è quello che può far germogliare semi della violenza verso coloro che riteniamo più deboli.

 

Ganzetti Raffaella
Ganzetti Raffaella
Sono nata a Milano ormai molti anni fa e nella mia faticosa vita ho effettuato tante esperienze sia umane che professionali. Ho avuto inizialmente esperienze con bambini anche se il mio interesse si è sempre rivolto alla fascia adolescenziale o giovane adulti. Ho avuto la fortuna di lavorare per tanti anni con persone con disabilità sia grave che lieve che ai limiti inferiori di norma, occupandomi dell’aspetto educativo e successivamente terapeutico. L’esperienza mi ha portato a ideare modelli d’intervento sempre maggiormente centrati sulla persona che è l’unico protagonista della sua vita anche in caso di disabilità. Nelle diverse formazioni che ho effettuato a genitori e a personale che si occupa di sociale ho sempre cercato di far comprendere l’importanza dell’ascolto empatico, del contenimento emozionale elementi che nel tempo sono diventati la base del mio metodo. Già Direttore Responsabile di un altro giornale on line la cui redazione era formata da persone con disabilità ora mi accingo a portare avanti un nuovo progetto “Milano più Sociale”
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