venerdì, Aprile 19, 2024
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Afghanistan le spose bambine

Non entriamo in questioni geopolitiche o che riguardano gli interessi delle diverse nazioni ma ci occupiamo delle persone e in questo momento delle donne afghane che si ritrovano ancora ripiombate nella segregazione in balia di uomini troppo spesso senza scrupoli.

Oggi il portavoce dei talebani ha affermato che il regime è cambiato e che il nuovo Emirato islamico sarà rispettoso dei diritti delle donne e sarà consentito loro l’accesso all’istruzione. Quindi verrà concesso alle donne di lavorare, andare a scuola, uscire di casa da sole e indossare l’hijab che significa in termine etimologico “rendere invisibile celare allo sguardo” oggi inteso come il velo.

E’ chiaro che tutto questo lascia la parte dell’occidente più sensibile, poco convinta, anche perché i Talebani nell’annunciare il nuovo governo hanno specificato come il nuovo Emirato sarà una teocrazia islamica. E la rigida interpretazione dell’Islam che vede le donne come “merce”.  Hanno parlato di ,Sharia, il cammino che conduce alla fonte a cui abbeverarsi e cioè il complesso di regole di vita e di comportamento dettato da Dio per la condotta morale religiosa e giuridica dei suoi fedeli. E le donne in tutto questo hanno sempre la peggio…!

Alcuni testimoni avrebbero raccontato che i comandanti talebani avrebbero dato istruzione agli imam delle aree che si trovano sotto il loro controllo di fornire l’elenco delle donne “non sposate, di età compresa tra 12 e 45 anni affinché i loro soldati possano sposare in quanto bottino di guerra che spetta ai vincitori”.

Inoltre tutte le foto di donne in posa occidentale posta sulle saracinesche dei negozi sono state ricoperte con il bianco. Non dobbiamo dimenticare che in Afghanistan negli anni 70 le donne erano libere e non obbligate a tutto quello che oggi invece devono sopportare.

Intanto i Talebani promettono “serenità” e descrivono come “normale la situazione a Kabul”, dopo le scene di caos all’aeroporto e le immagini di code di mezzi che cercano di lasciare la città. Cioè di salvarsi…!

Di fatto la presa di Kabul da parte dei Talebani sembra aver colto di sorpresa tutta la comunità internazionale, ma su questo argomento, che ci lascia molto increduli, lasciamo la parola a chi è maggior competente. Del resto sappiamo benissimo che dietro ogni azione delle grandi potenze ci sono sempre accordi economici che forse noi comuni mortali non sapremo mai.

Quello che lascia sgomenti è che nessuno si sia posto l’interrogativo di che fine faranno le donne, le bambine e coloro che hanno contribuito alla lotta contro i talebani. Dicono di sentirsi abbandonati, hanno ragione, e come sempre il vile Dio denaro ha la sopraffazione su tante vite umane.

Noi come giornale siamo vicine alle tante donne afghane in questo momento tragico e possiamo promettere che seguiremo quanto sta avvenendo per dare voce a chi in questo momento, se si esprime, rischia la morte a volte atroce,

Siamo con voi care sorelle e cercheremo di tenere viva la vostra voce!

Ganzetti Raffaella
Ganzetti Raffaella
Sono nata a Milano ormai molti anni fa e nella mia faticosa vita ho effettuato tante esperienze sia umane che professionali. Ho avuto inizialmente esperienze con bambini anche se il mio interesse si è sempre rivolto alla fascia adolescenziale o giovane adulti. Ho avuto la fortuna di lavorare per tanti anni con persone con disabilità sia grave che lieve che ai limiti inferiori di norma, occupandomi dell’aspetto educativo e successivamente terapeutico. L’esperienza mi ha portato a ideare modelli d’intervento sempre maggiormente centrati sulla persona che è l’unico protagonista della sua vita anche in caso di disabilità. Nelle diverse formazioni che ho effettuato a genitori e a personale che si occupa di sociale ho sempre cercato di far comprendere l’importanza dell’ascolto empatico, del contenimento emozionale elementi che nel tempo sono diventati la base del mio metodo. Già Direttore Responsabile di un altro giornale on line la cui redazione era formata da persone con disabilità ora mi accingo a portare avanti un nuovo progetto “Milano più Sociale”
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