martedì, Marzo 19, 2024
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LA POETICA NELL’ARTE FOTOGRAFICA: OPERE DI CLAUDIO MARCOZZI

Nel corso della visita alla esposizione MIA PHOTO FAIR di Milano svoltasi presso THE MALL dal 22 al 25 marzo 2019, ovvero la Fiera Internazionale d’Arte dedicata alla fotografia, ho avuto modo di ammirare, nei molti stand, pregevoli opere e lavori fotografici di giovani fotografi e grandi maestri della fotografia. In questo percorso nell’arte fotografica ho visionato i lavori esposti da Claudio Marcozzi, fotografo di grande esperienza e sapiente intuizione. Nato a Porto San Giorgio nelle Marche nel 1953, Marcozzi dai primi anni 80 inizia ad occuparsi di ricerca fotografica per approdare qualche anno più tardi al reportage. Nel 1987 viaggia in Amazzonia per la Campagna Vivitar Reporter. Dal 1990 al 1992 lavora a fianco di Mario De Biasi, Mauro Galligani e Giorgio Lotti (la scuola del settimanale Epoca, con cui collaborerà in seguito), e con Franco Fontana e Romano Cagnoni, tutti celebri fotografi. Come fotografo professionista ha conseguito numerosi premi in Italia e all’estero e le sue opere sono conservate in gallerie  pubbliche e collezioni private.
La mostra presentata a Milano ha per titolo “Tramutati Territori” ed è la sintesi di un progetto dedicato alle trasformazioni del paesaggio attraverso la mano dell’uomo e l’intervento casuale e determinante della natura. Il paesaggio tradizionale sublimato dalla luce contrasta con la rappresentazione del paesaggio contemporaneo modificato dalla mano dell’uomo o dall’intervento di cataclismi naturali. L’intuizione attenta del fotografo coglie il momento nella sua dimensione reale; in una serie esposta (Abstract Lands: immagini satellitari del Lago Aral in Uzbekistan), l’intervento in studio sulla stampa fotografica con l’utilizzo di materiali diversi, rende l’opera finale polimaterica e sintesi tra la fotografia e la pittura.

Landscape in Basilicata, Italy. Cibachrome print.

“Il paesaggio italiano è stato nei secoli prevalentemente agricolo, morfologicamente segnato dalle geometrie della centuriazione romana prima e dai poderi mezzadrili o dalle grandi coltivazioni poi. Uno spazio naturale, un contesto esistenziale tramutatosi lentamente nel tempo per rispondere alle esigenze alimentari ed economiche delle generazioni che vi si sono avvicendate. Nella contemporaneità, contrassegnata da un’accelerazione storica senza precedenti, i contesti rurali e i paesaggi urbani hanno subito talvolta sconvolgimenti profondi e sconsiderati per soddisfare gli interessi di pochi, ai danni di tutti: cementificazione, deforestamento, inquinamento, incuria per la memoria storica e per il patrimonio naturale minano la nostra salute, uccidono la nostra cultura, in una dimensione legata solo all’attimo presente, senza rispetto per il passato e senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future. La natura ferita reagisce impetuosamente con eventi catastrofici, in una prova di forza che ci vede inesorabilmente sconfitti. La politica, che dovrebbe garantire i cittadini, l’ambiente, la cultura attraverso un’azione di tutela, troppo spesso abdica a questo ruolo o è addirittura connivente con le lobby economiche responsabili di tali disastri. È in questo contesto che Marcozzi ci invita ad una riflessione sul piano etico ed estetico. L’autore si esprime in chiave eminentemente simbolica e attraverso una sperimentazione sulla materia: le fotografie di Claudio Marcozzi rendono l’idea della trasformazione ambientale attraverso l’elaborazione di scatti sul paesaggio: la violazione fisica del territorio e dell’immagine interiore si traduce in processi di combustione delle stampe, in interpretazioni digitali che scompongono la forma in un fluire di soggetti cromatici, con accenni evidentemente pittorici” (D. Simoni).

Burned Cibachrome print. Taken and burned in 1991. Edition 1/1.

Attualmente Marcozzi svolge la sua attività alternando il lavoro di fotografo e di giornalista con l’insegnamento della fotografia attraverso lezioni e workshop tematici in Italia e all’estero; svolge inoltre seminari sul Paesaggio Terapeutico, utilizzando la fotografia come potenziale strumento di rielaborazione di un vissuto traumatico e il contatto con l’ambiente naturale come stimolo per migliorare la qualità di vita.

Capocasa Carlo
Capocasa Carlo
Carlo è ricercatore in campo medico e svolge la sua attività tra la Svizzera e Milano. Si è occupato del miglioramento della qualità di vita del malato oncologico promuovendo e realizzando anche alcuni convegni medico scientifici. Ha la passione per la letteratura classica, la storia e ama collezionare libri antichi. Il suo interesse per la qualità di vita delle persone con patologie che possono determinare fragilità anche sociali, ha motivato l'avvio di alcuni studi che prevedono discipline olistiche e psicoterapia a sostegno del paziente durante il percorso di cure mediche.
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