martedì, Aprile 23, 2024
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LA RIABILITAZIONE ONCOLOGICA

La cura del malato oncologico non deve fermarsi alla sola patologia ma tener conto degli aspetti emotivi, relazionali e famigliari. Ecco l’importanza di una presa in carico a 360° per supportare la persona a riappropriarsi della propria esistenza dopo un evento così traumatico e destabilizzante.

La nostra Associazione (IOM Ascoli Piceno onlus – www.iomascoli.it), fin dalla sua costituzione, ha ritenuto importante, oltre che nell’assistenza domiciliare, impegnarsi nel supporto psicologico del malati oncologici e delle loro famiglie e nella riabilitazione delle donne operate di tumore al seno.

Questo stretto contatto con le donne ci ha dato la possibilità di capire sempre meglio l’universo femminile…. il cosiddetto sesso debole.

riabilitazione-foto-1Ciò che è stato subito evidente è come la donna sia in grado di trasformare le proprie fragilità in punti di forza.Caratterialmente, geneticamente, la donna è in grado di trasformare le criticità in occasioni per reinventarsi, secondo l’ottica di “necessità fa virtù”!

Per questo motivo tutte le iniziative che la nostra Associazione ha progettato per un pubblico femminile, ha avuto un feed back davvero notevole con dei risultati a volta sorprendenti.

Vorrei a questo proposito raccontare brevemente la nostra esperienza sul tema della riabilitazione volta al reinserimento della donna nella vita quotidiana nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti sociali mentre sul sostegno psicologico si sofferma in questa sede la psiconcologa Sabrina Marini che da anni collabora con noi.

Nella convinzione che l’assistenza al malato necessiti di percorsi di cura integrati dove gli interventi non si limitano solo alla cura della patologia, ma considerano anche gli aspetti emotivi, relazionali, cognitivi e spirituali volti ad assicurare al paziente la miglior qualità e dignità di vita possibile, nel 1999 nasce Pentesilea, un progetto per rimuovere la paura del cancro al seno attraverso il recupero psico-fisico con laboratori di teatro-terapia, danza-movimento-terapia e lavoro psicologico.riabilitazione-foto

Il filo conduttore di questo progetto, che nella quindicesima edizione è stato proposto con il titolo di “Curarsinsieme” (“Strategie di cure integrative nella prevenzione e terapia del tumore del seno”), è stato l’approfondimento dei bisogni delle donne, bisogni che la condivisione di un momento tragico della propria vita permette di esprimere nel contesto del gruppo sapendo di essere comprese.

In un contesto di auto-mutuo-aiuto è emerso in particolare il bisogno di condividere le angosce legate alla malattia  che all’interno della famiglia non trovano spazio o per incapacità dei familiari di sostenere questi aspetti o per  protezione da parte della donna verso i familiari. Così il gruppo è diventato il contenitore di vissuti di rabbia , depressione, senso di solitudine, di esclusione, un “luogo della psiche e del corpo” dove l’ indicibile può essere detto ed accolto.

Incoraggiati dai più che soddisfacenti risultati conseguiti e con gli stessi obiettivi, nel 2015 abbiamo organizzato un corso di yoga.

oncoL’intento di questo progetto pilota – reso possibile dalla collaborazione del  dott. Carlo Capocasa e dal sostegno economico di Susan G. Komen Italia onlus-  era mettere a disposizione un team di specialiste che prendesse in carico la paziente a 360 gradi considerando la malattia sotto molteplici punti di vista e approcciandola in modo da farla diventare un’opportunità da cui ripartire per riappropriarsi della propria esistenza dopo un evento fortemente traumatico e destabilizzante. Porre le basi e proporre dei mezzi utili per intraprendere un nuovo percorso di vita partendo prima dalla rivalutazione di se stesse per poi aprirsi al mondo circostante. Fondamentale era, come si evince dal titolo del corso “IO, la mia cura: percorso paralleli di cura del sé”, fare in modo che la donna si considerasse soggetto attivo del processo di cura, ri-trovando in se stessa la forza e gli strumenti necessari per affrontare la malattia.

Il lavoro parallelo sul corpo e sulla mente ha permesso alle donne di percepire quel tempo e quello spazio come un momento e un luogo in cui prendersi cura di sé: sperimentare prima ed esprimere poi i propri stati d’animo e le proprie difficoltà senza la paura di essere giudicate ma anzi con la rassicurante certezza di essere sempre accolte e comprese. Si è presto creato tra le 15 donne che hanno frequentato il corso, un grande affiatamento e senso di appartenenza testimoniati anche dalla creazione di un “gruppo Whats Up” in cui mantenersi in contatto anche al di fuori degli incontri.

A testimonianza di questo “clima” che si è creato mi piace riportare  le parole di una partecipante espresse in un messaggio: “In quei giorni bui della mia vita ho avuto la grandissima gioia di conoscere delle donne straordinarie. In tutte voi ho visto un po’ di me e in po’ di quello che vorrei essere. Voi mi avete accolta e mi avete trasmesso la forza di guardare avanti con meno paura”.images

Il successo del progetto e le insistenti richieste hanno spinto l’Associazione a ripetere il corso nel 2016 e a programmarlo anche per il 2017.

Da ultimo una considerazione:  purtroppo il ruolo della riabilitazione oncologica, che da anni ci vede impegnati, è spesso piuttosto sottovalutato da parte dei medici. Sembra allora importante sostenere le iniziative che da più parti vengono sviluppate, volte appunto ad inserire questa riabilitazione fra i Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.).

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